Il lungo viaggio che porterà i primi esseri umani a calpestare la superficie rossa di Marte passa dai ghiacci dell’Antartide. Il programma della NASA “Journey to Mars” comprende anche uno specifico addestramento degli astronauti, per prepararli ad affrontare diversi mesi di completo isolamento in condizioni ambientali estreme e ostili. Per questo, la scelta è caduta sul Continente bianco.
La NASA e la National Science Foundation (NSF), che gestisce l’United States Antarctic Program, hanno firmato un accordo di collaborazione per studiare gli effetti della vita prolungata in ambiente polare. Un ambiente estremo, sferzato da forti venti, dove le temperature precipitano a decine di gradi sotto lo zero e il Sole sparisce per mesi. È la notte polare, un periodo di completo isolamento, durante il quale anche per un aereo è rischioso volare. E si rimane, quindi, bloccati per un’intera stagione.
“Significa stare mesi senza vedere il Sole, con lo stesso equipaggio e senza rifornimenti di cibo – spiega Christina Hammock Koch, astronauta NASA che ha trascorso diversi mesi in stazioni scientifiche artiche e antartiche -. L’isolamento, l’assenza di familiari e amici, la mancanza di nuovi stimoli sono tutte condizioni con le quali devi imparare a fare i conti, cercando una strategia per affrontarle”.
Condizioni analoghe a quelle con le quali si dovrà confrontare l’equipaggio della prima spedizione umana sul Pianeta Rosso. “L’Antartide è perfetto per i nostri studi – aggiunge Lisa Spence, dello Human Research Program NASA -, perché non puoi andare da nessun’altra parte all’infuori dei ghiacci. E questa condizione è molto simile ai voli spaziali. Modifica, infatti, il tuostato mentale”. Gli esperti della NASA sono, infatti, soliti definire l’Antartide “Marte bianco”.
Nell’ambito dell’accordo tra la NASA e la NSF, uno dei primi studi sarà quello coordinato da Candice Alfano, psicologa clinica presso l’University of Houston. Partirà nel febbraio del 2017, per concludersi nell’inverno dello stesso anno. E comprenderà 110 volontari dell’U.S. Antarctic Program, che saranno ospitati nelle stazioni McMurdo e South Pole.
Lo studio della vita quotidiana dei volontari nelle due stazioni, attraverso questionari on line, monitoraggio dei cicli sonno-veglia, campioni di saliva, permetterà ai ricercatori d’individuare e comprendere meglio le principali fonti di stress.
“Questa ricerca ci permetterà di monitorare in tempo reale ogni cambiamento nella salute psicologica dei volontari. Uno degli obiettivi – conclude Lauren Leveton, del NASA Behavioral Performance team – è mettere a punto una checklist, che sarà molto utile in vista di futuri viaggi spaziali”.