Oggi il cosiddetto “mal di vivere” si sta diffondendo con velocità esponenziale, a testimonianza di uno stile di vita sempre più legato ad ansie da prestazione, corsa sfrenata al successo, competitività elevata in ogni aspetto del quotidiano. La paura di non riuscire a far fronte a queste crescenti richieste non di rado porta a vivere stati nevrotici acuti, alimentati da una costante sensazione di non avere le risorse giuste per fronteggiare le difficoltà.
Stare bene con se stessi e con gli altri diventa quindi utopico e ci si allontana progressivamente dal benessere psicologico, quella condizione in grado di garantire il giusto supporto al fine di prendere decisioni, risolvere i conflitti nei rapporti, affrontare e superare gli eventi stressanti. Ansia e attacchi di panico sono due chiari segnali di una situazione di vita improntata ad un sostanziale disagio psichico, ma anche fisico. Mentre una quantità ridotta di ansia è tradizionalmente considerata funzionale laddove costituisce una componente adattiva dell’organismo all’ambiente circostante, l’ansia “fuori scala” è disfunzionale e produce una riduzione drastica della qualità di vita.
In vista della SETTIMANA DEL BENESSERE PSICOLOGICO (9-15 novembre 2015), abbiamo voluto coinvolgere il dott. Pasquale Saviano, Psicologo Psicoterapeuta, che ci ha illustrato le dinamiche dell’ansia e degli attacchi di panico, fornendoci delle indicazioni su come affrontarli.
Il soggetto ansioso vive in un costante stato di allerta che lo porta a cercare sempre di tenere sotto controllo ogni cosa. Qual è la conseguenza di questo comportamento?
Più il soggetto ansioso bada agli eventuali pericoli da arginare, più il malessere aumenta fino a passare da un disagio, caratteristico dell’ansia, ad un vero e proprio attacco di panico. Questo lo porta ad allontanarsi dal luogo in cui si trova o, se ciò non è possibile, a mettere in atto tutti quei comportamenti di fuga caratteristici di chi non vuole più stare lì dove è. Preoccupazione eccessiva, agitazione psicomotoria, profonda angoscia, sensazione di mancanza d’aria o di vuoto alla testa, a volte dolori addominali: questi sono i sintomi di un attacco di panico.
L’attacco di panico è pericoloso? Che effetti produce su chi lo sperimenta?
L’attacco di panico non è pericoloso per la salute, né mentre si manifesta né dopo. Le sensazioni legate al disagio che si prova in quel momento sono però così traumatiche da generare comportamenti di evitamento di situazioni e luoghi che possano far rivivere il malessere.
Treni, metropolitane, autobus, gallerie, abitacolo dell’automobile, ascensore: luoghi in cui la persona sente di non poter avere un controllo sull’ambiente intorno a sé, da cui è convinta di non poter fuggire o nei quali i soccorsi non potrebbero arrivare con estrema rapidità. Il soggetto così si chiude spesso pian piano in se stesso fino a non riuscire più a lavorare, ad avere una vita sociale, a svolgere le attività quotidiane più banali.
E’ chiaro dunque che questi eventi portano ad una forte debilitazione psichica. Ci sono terapie specifiche che possono aiutare ad affrontarli e superarli?
Molto può fare una terapia del profondo, un approccio psicodinamico che permetta al soggetto di conoscere se stesso attraverso la rievocazione del suo passato e la trasmutazione di eventi nel qui ed ora per poi riportarli, rielaborati e visti con occhi diversi, nel lì ed allora. Solo attraverso un’approfondita conoscenza del proprio sé, il soggetto può interfacciarsi oggi con i traumi subìti e che nel passato hanno fatto sì che il suo inconscio “decidesse” o meglio non trovasse altro modo di reagire, se non sviluppando una personalità ansiosa.
Accanto alla terapia del profondo può giovare anche la terapia cognitivo-comportamentale che agisce sul soggetto attraverso la modificazione delle sue convinzioni sugli attacchi di panico, mettendolo di fronte ai pensieri negativi e dimostrando che essi sono relegati solo a livello mentale. Inoltre, trasforma quei comportamenti di evitamento delle situazioni, permettendogli di sviluppare strategie per fronteggiare l’ansia quando questa si verifica.
Ad un lavoro psicoterapico vanno aggiunti poi degli accorgimenti che migliorano il benessere psicofisico: seguire ritmi di vita regolari, alimentarsi in modo sano, praticare attività fisica in modo costante, non esagerare con alcol, caffeina e fumo (nicotina).
Può essere utile infine confrontarsi con persone che abbiano lo stesso problema frequentando gruppi di auto-mutuo aiuto.