È bufera su Twitter dopo le dichiarazioni di Anonymous. Il fronte della protesta contro la morte di George Floyd a nove giorni dall’accaduto, si è allargato a dismisura, assumendo connotati nuovi, ed era facile prevedere che approdasse anche sul web. Il gruppo di “hacker per amore di giustizia” ha annunciato una serie di atti volti a smascherare le ingiustizie che da anni sono perpetrate ai danni delle categorie più deboli.
Il nuovo fronte anti Trump
La morte di George Floyd, avvenuta per mano di un poliziotto, ha come scoperchiato un enorme Vaso di Pandora. Ha riversato nelle strade tutta la rabbia di una comunità, quella afroamericana, costretta a da secoli a subire ingiustizie e soprusi. Una comunità che ha potuto contare sulla solidarietà e sull’appoggio di una grande fetta di popolazione esasperata, a sua volta, dalla gestione approssimativa avuta dall’amministrazione Trump dell’emergenza sanitaria da Covid 19. E mentre il fronte della protesta si allarga, le responsabilità, nell’immaginario collettivo, convergono tutte su una sola persona: Donal Trump. Lo stesso che ha auspicato le iniezioni di disinfettante per sconfiggere il virus, che ha minacciato l’uso dell’esercito contro i manifestanti. Lo stesso che ha dichiarato che considererà “terroristi” i movimenti Antifa del Paese.
La bufera su Twitter nata dalle dichiarazioni di Anonymous
Anonymous, il gruppo di cyberattivisti famoso in tutto il mondo, ha preso posizione al fianco di coloro che in America stanno protestando per la morte di George Floyd. Sul profilo ufficiale è apparso un video “Messaggio di Anonymous per la primavera americana” nel quale annuncia una vasta operazione di smascheramento ai danni di poliziotti e politici che in questi anni si sono macchiati di crimini contro i cittadini. E lo farà con i suoi metodi abituali: violando siti istituzionali.
Dopo l’annuncio gli hacker hanno violato il sito della polizia di Minneapolis e si sono introdotti nelle frequenze della polizia di Chicago mandano in onda la canzone “Fuck the police”. Hanno poi reso pubblico un documento, già noto in realtà, risalente al 2016, che collega il presidente USA Trump a Jeffrey Epstein. L’imprenditore americano era stato processato per traffico internazionale di minori ed è morto nel 2019 in prigione in circostanze poco chiare.
Da virtualità a realtà
Chi sono Anonymous? Il fenomeno nasce nel 2003 in quella parte del web che si nutre dei contributi degli utenti: i cosiddetti imageboard. Il termine indica quegli utenti che postano commenti e materiale senza rendere nota la propria identità. Ben presto, però, ha iniziato a identificare una persona specifica e dopo un movimento che ha come simbolo la maschera di Guy Fawkes. Un movimento di cui chiunque potrebbe essere leader, o forse nessuno. Quello che conta è la causa: punire gli impuniti.
«Noi siamo Anonymous. Noi siamo legione. Noi non perdoniamo. Noi non dimentichiamo. Aspettateci!»
Motto di Anonymous
Un po’ come per i movimenti Antifa americani che costituiscono l’altra anima del movimento contro Trump. Ispiratisi ai movimenti antifascisti nati in Europa durante la Seconda Guerra Mondiale, non contano un leader. Sono piuttosto organizzati in cellule autonome tutte accomunate da un unico ideale: quello di combattere il sessismo, il razzismo, anche con metodi non pacifici. Fanno riferimento alla sinistra più radicale e sembra che nei tafferugli dell’ultima settimana abbiano avuto una parte incisiva. Dai movimenti Antifa in America la sinistra moderata ha preso le distanze mentre Trump ha dichiarato che d’ora in poi li considererà alla stregua dei gruppi terroristi.
Foto di copertina Bild von Michael Treu auf Pixabay