Dott.ssa in comunicazione ed esperta in sviluppo personale Annamaria Carbonaro aiuta le persone, che scelgono di fare un percorso con lei, a diventare chi vogliono essere veramente. Riesce a tirar fuori quella che la morale comune chiamerebbe “cattiva persona”, solo perché non rispecchia i canoni comuni. Annamaria è un esperta in comunicazione assertiva; lei è in grado di esplorare la parte più intima di se stessi, per mettertela in evidenza e consentire una vera rinascita.
Annamaria il tuo è un percorso molto particolare e potremmo dire non lineare, ci racconti quali sono i tuoi inizi e qual è stato il tuo percorso professionale?
I miei inizi sono in azienda in una multinazionale del commercio come manager. Dopo la laura in comunicazione, faccio un percorso di formazione che mi porta a specializzarmi nello sviluppo delle risorse umane. Il mio lavoro in azienda era portare le persone a diventare dei manager, mi occupavo di visione, obiettivi, leadership e soprattutto comunicazione assertiva. Un periodo molto intenso e legato soprattutto alla performance. E’ stato un percorso importante che ha fatto parte di un momento in cui volevo perseguire una certa idea di me, solo che andando avanti nel tempo questa cosa mi affaticava e non stavo più bene.
Le trasformazioni non avvengono da un giorno all’altro e così ho maturato nel tempo l’esigenza di cambiare. Dopo un periodo di stop forzato di 3 mesi, perché il mio fisico mi diceva di fermarmi, ho iniziato a farmi delle domande, una in particolare: “se fossi felice” e mi era resa conto di non esserlo più. Avevo la felicità esteriore ma non quella interiore, quella che dipendeva da me.
Così è arrivato il punto di rottura, qualcosa dentro di me si è rotto, ho deciso di licenziarmi ho ricominciato a studiare. Ho capito che mi piaceva aiutare gli altri a raggiungere i propri obiettivi, così ho iniziato ad intraprendere un percorso nuovo. Mi sono aggiornata, ho fatto un Master in comunicazione assertiva e da lì ho capito che potevo aiutare le persone attraverso un percorso non terapeutico, ma che consentisse loro di guardare al futuro nonostante il loro passato. Quando ci avviciniamo alla nostra strada è un momento in cui sei solo, ma hai tutto più chiaro.
Annamaria sei anche autrice di un libro che si chiama “Diventa una cattiva persona”. Una guida pratica per scoprire la peggiore versione di te stesso ed essere felice. Un titolo particolare che si presta a diverse interpretazioni, da cosa nasce questa scelta?
Il libro nasce dai primi 3/4 anni di lavoro e dal ascolto dei miei clienti. Questo metodo ti porta a diventare la tua versione “peggiore”, cercando il “talento oscuro” nasce proprio dalla sperimentazione con i clienti. Mi rendevo conto che quando le persone avevano degli obiettivi, ed iniziavano a sapere come liberarsi dalle paure, mi dicevano finalmente di poter dire quello che volevano, di fare quello che non si erano mai permessi di fare, cose che riguardano la quotidianità, la famiglia che ai loro occhi potevano non farle sembrare una “brava” persona.
Nell’immaginario comune essere una “brava” persona vuol dire uniformarsi a quello che gli altri si aspettano, alle regole e alla morale sociale. Tutto questo diventa una gabbia enorme in cui non riesci più a né a sperimentare né e a sentire i tuoi bisogni. Perdi autenticità e non dici quello che pensi, perché non sembri più una “brava” persona, è fondamentale quindi potersi ribellare a sé stessi.
Ci racconti 3 segreti per diventare una “cattiva” persona nell’accezione che ci hai spiegato prima?
Innanzitutto cominciare a chiedersi cosa non ti piace. Fare una sorta di “diario dell’ingratitudine”, permettere che ci sia un conflitto interiore, capire cosa ti ha procurato del male, del dolore anche se riguarda la famiglia o gli amici. Non posso solo guardare le cose belle che mi piacciono e mi nutrono, ma devo capire cosa mi rende libera, capire che non posso solo accontentare gli altri, capire di cosa ho bisogno io.
Secondo punto prendersi e pianificarli, se necessario, degli spazi “egoistici”, dei momenti per se stessi, ognuno di noi ha dei limiti bisogna capire quali sono è ed una volta riconosciuti affrontarli e ricaricarsi.
In fine avere il coraggio di dirsi quanto in questo “momento egoistico” sono stata bene. Osservare cosa succede attorno a me. Rendersi conto che il mondo non dipende da noi e se per una volta ho fatto qualcosa per me stessa non è accaduto nulla di male, ma anzi mi sono ricaricata. C’è quindi una parte di me che si libera dalle catene, di cui mi nutro e che mi rende migliore.
Rispetto ai tuoi anni di esperienza, quali sono le paure più grandi di chi decide di approcciare ad un percorso di rinascita con te?
Le paure più grandi sono di perdere quello che si ha. Cosa succede se cambio? Se dico quello che penso cosa accade ? La paura del giudizio o la paura delle conseguenze sono camuffate da una paura più grande che è quella di restare soli e di non sapere cosa fare con le proprie responsabilità. Come accoglierà il mondo il mio cambiamento?
Si tratta di una paura trasversale tra uomo e donne. Io lavoro con persone che vanno dai 25 ai 60 anni con situazioni socioeconomiche di tutti i tipi ma le paure sono sempre le stesse. Forse l’unica differenza che ho riscontato tra uomo e donna e che la donna sente un carico maggiore di responsabilità e di dovere nei confronti di chi ha attorno, soprattutto se ha lavoro, famiglia o un partner. La donna tende ad essere più crocerossina e l’uomo più eroe, ma comunque si può dire che la paura dell’abbandono accomuna tutti.
Spesso l’esigenza in ognuno è quella di raggiungere la stabilità, di cosa abbiamo bisogno per trovare l’equilibrio?
Non abbiamo bisogno dell’equilibrio abbiamo bisogno del caos. Quando pensi all’equilibrio pensi a qualcosa che ti garantisca la stabilità ma noi abbiamo bisogno dei momenti di caos e di down che tendiamo a controllare ed è lì che arriva il problema. Perché quando le cose non vanno come vorremmo, tendiamo al controllo alla risoluzione cercando un equilibro. Invece la cosa migliore che posso augurare alle persone è avere la capacità di stare con il proprio caos ed ascoltare cosa ti viene a dire. In quel momento metti in equilibrio il bene e il male facendolo diventare un armonia. In questo modo tu puoi stare in entrambi gli stati, perché entrambi ti servono e ti vengono a dire qualcosa. La rabbia l’ansia sono stati che si reprimono ma che di fatto servono e trasformare ancora di più della gioia. Quindi sapersi osservare ti dà la tua via, perché nel bene so cosa mi aiuta e nel male so cosa devo correggere, ricercando l’armonia interiore buttando via ciò che non serve.
Se devo forzare un equilibrio c’è qualcosa che non va, soprattutto se questo diventa la prassi, vuol dire che devo mollare qualcosa, che elimina l’idea distorta di me.
Annamaria sei molto attiva sui social e sempre impegnata nei percorsi di sviluppo con i tuoi clienti. Quali sono i progetti futuri che stai programmando?
Per il 2024/2025 vorrei realizzare un podcast. Una novità che vorrei intraprendere sperimentando questo strumento di comunicazione. Poi vorrei far uscire il secondo libo, di quello che dovrebbe essere una trilogia e che rappresenta lo sviluppo della “cattiva persona”.