Con il termine vegetariano è comunemente indicato chi esclude volutamente dalla propria dieta le carni animali. Nella categoria rientrano diversi stili di alimentazione, tutti, rigorosamente senza carne.
· Latto-ovo-vegetarianismo: che pur escludendo ogni alimento che implichi un “sacrificio animale” come carne, pesce, molluschi e crostacei, ammette il consumo di alimenti di origine vegetale e prodotti animali indiretti quali uova, latte, miele etc.
· Latto-vegetarianismo e ovo-vegetarianismo: che a differenza del latto-ovo – vegetarianismo escludono l’uno le uova (latto-vegetarianismo) e l’altro il latte (ovo-vegetarianismo).
· Veganismo: che esclude ogni tipologia di alimento di derivazione animale sia diretto che indiretto e ammette il solo consumo di verdure. In questa categoria rientra il crudismo – vegano che esclude dalla dieta alimenti trattati termicamente.
· Fruttarismo: che ammette il solo consumo di frutta.
Alla base di tutti questi stili alimentari c’è un’unica filosofia: il rispetto per gli animali. Sebbene i riferimenti storici partano dai tempi lontani è nell’ultimo secolo che l’attenzione verso gli animali si è accentuata, specie nei paesi occidentali.
La realtà concettuale che giustifica lo stile di vita vegetariano sembrerebbe ritrovarsi della ragione etica che l’ “individuo animale” in quanto essere senziente come l’uomo sia dotato dei diritti animali e interessi fondamentali di libertà serenità e vita, pertanto, merita di essere trattato con giustizia. Per questi motivi si rifiuta il consumo di ogni prodotto derivante dallo sfruttamento animale detenuto in condizioni di sofferenza e/o sfruttato per il consumo umano.
Se l’assunto di tale filosofia è che la legge è uguale per tutti, anche il “non uccidere” deve necessariamente essere esteso al genere animale.
Ma quanto di questa filosofia viene realmente applicata nella realtà? Quanto di questo buonismo nei confronti del genere animale non si traduce poi in odio verso il genere umano ed atti di estremismo? Con il massimo rispetto per chi pratica questo stile di vita in modo cosciente, mostrando rispetto per gli esseri viventi in quanto tali a prescindere dal genere di appartenenza si deve ammettere che non sono tollerabili manifestazioni di dissenso al limite della violenza psicologica e del vandalismo da parte di questa categoria.
Si pensi ad esempio al caso eclatante di Caterina S, una studentessa di veterinaria dedita alla cura degli animali. La ragazza, affetta da rare patologie genetiche, qualche tempo fa ha pubblicato sulla propria pagina facebook una immagine molto toccante: un foglio con su scritto “Io, Caterina S., ho 25 anni grazie alla vera ricerca, che include la sperimentazione animale. Senza la ricerca sarei morta a 9 anni. Mi avete regalato un futuro”. Una verità che ha salvato l’esistenza della ragazza. Ebbene, questa frase ha generato trenta minacce di morte e 500 insulti provenienti dal mondo animalista. Episodio, questo, che riteniamo vera e propria violenza psicologica ai danni di chi ha evidentemente espresso la sua opinione su uno stato fra i più delicati.
E’ chiaro che molti, troppi, di questi esponenti sedicenti animalisti, non vedono al di là del proprio naso, non comprendono, o non vogliono comprendere, che molte volte i test sugli animali salvano delle vite, talvolta, paradossalmente, anche animali. La sperimentazione, non di rado, genera medicinali in grado di guarire oltre che l’uomo anche il genere animale.
I tasselli della catena sono tutti perfettamente correlati. Troppi episodi animalisti sono l’emblema “dell’ignoranza” di chi molte volte danneggia la specie animale pur sventolando il baluardo di difesa del genere stesso. Si pensi ad esempio all’episodio verificatosi a Milano un po’ di tempo fa; durante un blitz notturno gli animalisti hanno liberato da un laboratorio centinaia di topi destinati alla ricerca medica ignorando completamente il fatto che al di fuori di quei locali sterili gli esemplari non sarebbero sopravvissuti.
Ad Aprile del 2013, invece, uno dei laboratori del Dipartimento di Farmacologia dell’Università di Milano è stato per ben 10 ore sotto assedio degli attivisti del Coordinamento Fermare Green Hill generando il fallimento di ore di ricerca attraverso la liberazione di alcuni esemplari. Liberare animali dai laboratori, esemplari cresciuti in ambienti sterili e asettici, oltre che arrecare danno alla ricerca, non giova per nulla all’animale liberato, non abituato all’ambiente esterno.
Alla luce delle tante manifestazioni di estremismo animalista al limite della violenza psicologica, si può parlare di una situazione quasi di odio verso l’uomo tanto che anche il Papa se ne è occupato con un monito in uno dei suoi messaggi alla comunità.
Un altro recente episodio da shock visivo ha interessato, per esempio, la Festa di San Firmino, manifestazione che ogni anno si tiene a Pamplona. Ogni anno fra il 06 e il 14 Luglio in questo luogo si svolge la corsa dei tori lungo la città e gli animalisti non si sono fatti scappare l’occasione per l’ennesimo show. Un Flash Mob in cui si sono presentati nudi e ricoperti di sangue (vernice rossa).
Episodio al limite di un film dell’orrore. L’opinione pubblica è sicuramente cambiata rispetto agli anni addietro, anche la classe politica è più vicina alla causa animalista per cui non è opportuno estremizzare determinate situazioni. S può amare più un animale che un essere umano? Bene il rispetto per ogni cosa che ci circonda, massimo rispetto per chi è animalista convinto che ogni essere vivente meriti rispetto ma al bando atti di violenza sconsiderati e senza alcun senso e soprattutto azioni di violenza psicologia attraverso immagini e insulti di qualsiasi genere.
Estremizzando: ci si chieda come si sentirebbe un animalista estremo se al posto di cucire una sua ferita il medico cucisse prima o solo quella del suo gatto?