Nel panorama del pugilato italiano, un nome risplende con particolare intensità: Angelo Jacopucci. Nato a Tarquinia nel 1948, Jacopucci ha fatto la storia del pugilato italiano con il suo stile unico e il soprannome di “Il Clay dei Poveri“. La sua carriera è stata caratterizzata da momenti di trionfo, sacrifici e una determinazione senza pari.
Angelo Jacopucci, stella della boxe italiana
Sin dalla giovane età, Jacopucci ha dimostrato un talento innato per il pugilato. Crescendo in una famiglia modesta, ha affrontato molte difficoltà, ma la passione per il pugilato lo ha spinto a perseguire i suoi sogni con determinazione. Ha iniziato a combattere nelle palestre locali, affinando la sua tecnica e la sua abilità sul ring.
Il Clay dei poveri
Il soprannome di “Il Clay dei Poveri” è un tributo alla sua abilità nel pugilato, che richiamava lo stile del leggendario Muhammad Ali, soprannominato “The Greatest“. Jacopucci ha dimostrato un gioco di gambe eccezionale, una rapida velocità di pugno e una grande agilità sul ring. Come Ali, era in grado di muoversi con eleganza e reagire alle mosse del suo avversario con scaltrezza.
Gli anni ’70 ed il titolo continentale
La carriera di Jacopucci ha raggiunto l’apice negli anni ’70, quando ha sfidato alcuni dei pugili più temuti del suo tempo. Ha ottenuto importanti vittorie sul ring, guadagnandosi un posto di rilievo nella scena pugilistica italiana e internazionale. La sua determinazione e il suo spirito combattivo hanno reso i suoi incontri memorabili, incantando il pubblico con la sua abilità e la sua grinta.
La morte sul ring
È il 19 luglio 1978. Siamo a Bellaria, in provincia di Rimini e sul ring si affrontano Angelo Jacopucci e il britannico Alan Minter. All’epoca i match durano ben 15 riprese quindi arrivare già al dodicesimo round era un grande record di resistenza e forza. Siamo, quindi al round 12 e Jacopucci dopo un incontro lungo e difficile inizia a perdere lucidità e forza. Il pugile britannico non mostra pietà per il suo avversario ed approfitta del fatto che Jacopucci avesse abbassato molto la guardia.
Inizia, quindi, una serie di potenti colpi che danneggiano la testa del pugile italiano. Nonostante l’evidente difficoltà di Jacopucci, l’arbitro non chiamò immediatamente la fine del match per preservare la salute dell’italiano ma fece continuare il match e di conseguenza la sequenza di colpi di Minter.
Jacopucci cadde al tappeto e venne dichiarato sconfitto per KO. Nonostante lo stesso italiano si rialzò per rassicurare tutti sulle sue condizioni, Jacopucci poche ore dopo iniziò a sentirsi male vomitando e perdendo conoscenza. Il trasporto in ospedale ed il successivo ricovero non migliorarono le condizioni del pugile. La mattina del 22 luglio 1978 venne poi dichiarata la sua morte.
Le conseguenze della morte di Jacopucci per la boxe mondiale
La morte del pugile tarquiniese rappresentò un punto di svolta nella storia del pugilato, in quanto dopo di allora furono apportate modifiche sostanziali nei regolamenti dirette a meglio tutelare la salute degli atleti:
- le riprese per il titolo europeo furono ridotte da quindici a dodici;
- fu richiesta obbligatoriamente la TAC cranica di ciascun pugile nell’ambito delle visite mediche previste di routine;
- non furono più ammessi incontri da disputare in località situate a più di un’ora di tragitto da un centro neurologico.