Pochi giorni prima dell’esecuzione i legali del condannato avevano chiesto di conoscere il contenuto del cocktail che avrebbe spedito a miglior vita il loro assistito. La Corte d’Appello di secondo grado aveva accolto la richiesta, la Corte Suprema l’ha respinta, facendo appello alle leggi sulla segretezza. Un testimone, Michael Kiefer, scrittore per Arizona Republic, ha contato 660 gemiti del condannato; Troy Hayden, reporter di Fox 10 News, ha dichiarato: “E’ stato qualcosa di molto shoccante, come i singulti di un pesce tirato a riva. A un certo punto mi sono chiesto se quell’uomo sarebbe mai morto”. La situazione è stata così lunga che i legali hanno avuto il tempo di provare un’ultima mozione per salvare Wood.
Sulla vicenda si è espressa anche Jan Brewer, 69enne governatrice dell’Arizona, che ha affermato che “il detenuto Wood è morto in un modo rispettoso delle leggi e secondo testimonianze oculari e pareri medici non ha sofferto. Al contrario dell’orribile e crudele sofferenza che inflisse alle sue due vittime, e a una vita di sofferenza che impose alle loro famiglia”. Malgrado le sue dichiarazioni, però, la governatrice ha ordinato al dipartimento delle prigioni di riesaminare l’esecuzione dell’omicida. Tom Horne, procuratore generale dell’Arizona, ha dichiarato che “per motivi precauzionali” non firmerà più mandati di morte finché non sarà rianalizzata la condanna di Wood. Jeanna Brown, sorella di Debra Dietz, una delle vittime di Wood, ha riferito alla stampa che ciò l’esecuzione che ha visto “non è nulla comparata a ciò che accade il 7 agosto 1989”. Per la donna “ciò che è atroce è vedere tuo padre e tua sorella giacere in due pozze di sangue”.