Il 2015 si è classificato in Italia come l’anno più caldo della storia con una temperatura superiore di 1,42 gradi la media di riferimento che ha provocato lo sconvolgimento dell’ambiente dove si trovano pere già mature sugli alberi, susini e peschi fioriti in grande anticipo ed una storica e preoccupante siccità invernali con i livelli dei grandi laghi vicini al minimo storico del periodo.
E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Isac Cnr dalla quale si evidenzia che a livello nazionale ben nove dei dieci anni più caldi dal 1880 ad oggi sono successivi al 2000. Dopo il 2015 nella classifica degli anni piu’ caldi ci sono infatti il 2014, il 2003, il 2007, il 2012, 2001, poi il 1994, 2009, 2011 e il 2000.
Ma nell’anno appena trascorso si è anche registrata una bassa piovosità con una riduzione delle precipitazioni del 3 % rispetto alla media ma il calo sale oltre il 50% nelle regioni del nord. Il risultato – sottolinea la Coldiretti – è una situazione di grave criticità idrica con il lago Maggiore che è al 16,5% della sua capacita ed il lago di Como che è addirittura sceso al 9,4%.
A preoccupare per la siccità è soprattutto la mancanza di neve sulle montagne che rappresenta una scorta importante per garantire gli afflussi idrici determinanti per i raccolti agricoli nei prossimi mesi. Secondo la Coldiretti bisogna intervenire subito, portando acqua ai laghi e alzando il deflusso minimo vitale per evitare rischi di desertificazione del territorio con gravi ricadute sull’economia agricola e sull’equilibrio ambientale.
Siamo di fronte agli effetti dei cambiamenti climatici che si stanno manifestano con ripetuti sfasamenti stagionali ed eventi estremi con pesanti effetti sull’agricoltura italiana che negli ultimi dieci anni ha subito danni per 14 miliardi di euro tra alluvioni e siccità che è stata particolarmente violenta nel 2003, 2007 e 2012.
Anche a livello globale il 2015 è stato l’anno piu’ caldo con una temperatura media sulla superficie della terra e degli oceani superiore addirittura di 0,90 gradi celsius rispetto alla media del ventesimo secolo, sulla base della banca dati Noaa, il National Climatic Data Centre, che rileva le temperature dal 1880.