È infatti la prima volta nella storia francese che un candidato del Front National si impone al primo turno, nella persona di Steeve Briois, a Hénin Beaumont, una cittadina di 26mila abitanti nel Nord del Paese. Tra primo e secondo turno il risultato del Front National è stato vincente con la conquista di almeno 14/15 municipi.
Partito di estrema destra, il Front National guidato da Marine Le Pen, figlia di Jean-Marie, lo storico presidente del Front National, è dunque secondo i sondaggi il primo partito transalpino, grazie anche all’opera di restyling operata proprio dal’avvocata, riscopertasi moderata, che ha dato una parvenza di legalità a quei temi cari alla destra xenofoba. Ma se è riuscita a conquistare consensi su consensi è anche grazie alla posizione euroscettica; di recente infatti si è espressa sulla “necessità dell’uscita dall’euro della Francia” e su “l’inesorabile fine dell’Unione Europea”.
Il fronte antieuropeo dunque si allarga; movimenti e partiti minori sia di destra che di sinistra cavalcano l’onda di malcontenti guadagnando sempre più consensi. Ne sono prova le elezioni che si sono tenute di recente in Grecia, Francia, Germania, Scandinavia e Gran Bretagna.
Germania. Qui le ultime elezioni hanno mostrato un barlume di antieuropeismo. Si è infatti presentato l’AFD (Alternative für Deutschland) un partito che si dichiara essere anti-euro, ma non anti europeista. I risultati non sono stati quelli sperati: il 4,7% non ha consentito loro l’accesso in Parlamento, ma Konrad Adam punta direttamente alle elezioni europee, dove il 3% della soglia di sbarramento sembra più che abbordabile, e potrebbe consentire dunque di portare avanti le loro battaglie a Bruxelles.
Gran Bretagna. Anche qui il risultato delle ultime elezioni tenutesi il maggio scorso ha visto l’ UKIP – il noto partita indipendentista di Nigel Farage fortemente antieuropeo- in ascesa con il 20% dei consensi. Un sentimento euroscettico che in fondo non è nuovo in UK, dove il processo di integrazione europeo è sempre stato visto con scetticismo portando anzi alla definizione di un Europa a due velocità.
Due velocità che oggi ritornano seppur con aspetti diversi; una portata avanti da tecnocrati che con formule e ricette di austerity danno l’idea di voler mettere fine alla crisi, e un’altra i cui protagonisti sono i cittadini, quelli europei, avversi alle politiche di austerità che nulla hanno risolto, e che si organizzano in movimenti e partiti offrendo nuove forme di rappresentanza e democrazia diretta, e la protesta non si limita alla critica delle politica europea, ma si allarga anche alla politica tradizionale e all’incapacità dei governi di offrire una via di uscita credibile dalla crisi economica. Tali movimenti vengono spesso definiti populisti o espressione della cosiddetta antipolitica, ma non è facile accomunare sotto un’unica etichetta gruppi e correnti di opinione che poco hanno da spartire tra di loro, se non l’opposizione alle politiche di austerity, e in generale all’Europa monetaria.
Italia. Risulta spaccato invece il fronte italiano euroscettico da una parte infatti Lega Nord e Fratelli d’Italia esultano apertamente e cavalcano l’onda del successo di Le Pen, dall’altra il Movimento 5 Stelle che non sembra propenso ad un’alleanza tra tutte le forze euro-scettiche d’Europa. Ma l’alternativa arriva dalla lista Tsipras a sostegno del leader greco che non esclude la possibilità di allearsi con il Movimento 5 stelle. Almeno questo è l’auspicio di Barbara Spinelli, candidata e garante della lista a sostegno del leader greco « È noto che l’estrema destra populista sta avanzando. Il Fronte Nazionale vuole meno Europa, noi invece vogliamo più Europa, per questo non abbiamo nulla a che vedere con Le Pen. Abbiamo linee totalmente opposte. Possiamo invece iniziare un rapporto con Grillo in Europa».
Movimenti che fanno riflettere su cosa non ha funzionato nel progetto Europeo, un’entità di cui ne subiamo le scelte economiche, ma non ne viviamo lo spirito. Come infatti ha precisato Guntram Wolff, direttore dell’influente Bruegel, think tank economico «È l’interesse verso il mercato unico europeo, non verso l’Europa della solidarietà, che spinge tante nazioni ad aderire all’UE. Le varie politiche europee, dall’educazione alla salute, restano prevalentemente nazionali perché le istituzioni europee hanno solo una competenza di indirizzo. È solo il mercato che fa l’Europa vera».
Queste dunque le prospettive per le prossime elezioni Europee che si terranno a maggio, i cui risultati potrebbero smuovere gli equilibri che conosciamo.