Amnesty International ha dichiarato che il successo dello storico accordo di pace tra il governo della Colombia e il principale gruppo della guerriglia, firmato il 26 settembre a Cartagena,dipenderà dalla capacità delle autorità colombiane di garantire verità, giustizia e riparazione ai milioni di vittime di un conflitto durato oltre 50 anni.
“Il 26 settembre è giustamente un giorno da celebrare in Colombia. Le autorità ora devono garantire che questo storico risultato non sia compromesso e che i responsabili di spregevoli crimini di diritto internazionale commessi ai danni di milioni di persone nel corso di mezzo secolo ne rispondano alla giustizia” – ha dichiarato Erika Guevara-Rosas, direttrice di Amnesty International per le Americhe.
“I crimini di coloro che li hanno commessi e ordinati o di chi ne ha beneficiato, anche nel mondo politico e dell’impresa, non possono essere cancellati con un tratto di penna” – ha aggiunto Guevara-Rosas.
Il modello transizionale di giustizia concordato lo scorso anno tra il governo colombiano e le Forze armate rivoluzionarie di Colombia (Farc), assicurerà un certo grado di verità, giustizia e riparazione per alcune delle vittime del conflitto.
Tuttavia, molte delle sue disposizioni appaiono al di sotto degli standard internazionali sui diritti delle vittime. Ad esempio, le pene per coloro che ammetteranno le responsabilità per crimini di guerra e crimini contro l’umanità non riflettono la gravità di questi ultimi. Allo stesso modo, la definizione di responsabilità di comando potrebbe consentire a molti comandanti della guerriglia e dell’esercito di non rispondere alla giustizia dei crimini commessi dai loro subordinati.
La Colombia ha fatto molti passi avanti rispetto al periodo peggiore della violenza. Ma le violazioni dei diritti umani ai danni delle comunità emarginate, soprattutto i nativi, i contadini, le persone di discendenza africana, i difensori dei diritti umani, i sindacalisti e gli attivisti per i diritti sulla terra continuano senza essere contrastate.
“La maggior parte di questi attacchi, molti dei quali vengono attribuiti a gruppi paramilitari che proseguono a operare nonostante la loro presunta smobilitazione di 10 anni fa, non si verifica nel contesto di scontri armati ed è spesso motivata da interessi economici. Molte delle comunità a rischio sono impegnate in campagne contro lo sfruttamento delle loro terre da parte di progetti minerari, infrastrutturali, industriali e agro-industriali” – ha sottolineato Gyevara-Rosas.
La fine delle ostilità tra il governo e le Farc non è destinata a porre fine a questi attacchi, a meno che le autorità non intraprenderanno azioni efficaci per contrastare i gruppi armati che prendono di mira i civili e per portare di fronte alla giustizia chi all’interno dello stato, del mondo della politica e di quello degli affari li sostiene.
“Un accordo di pace destinato a essere efficace e a durare a lungo dev’essere applicato in strettissima consultazione con le persone, i gruppi e le comunità che sono state colpite per decenni dal sanguinoso conflitto. Altrimenti, resteranno parole scritte sulla carta” – ha concluso Guevara-Rosas.