Secondo testimonianze e documenti raccolti da Amnesty International, almeno otto rifugiati siriani sono stati illegalmente rimandati in Turchia dalla Grecia, senza rispettare le garanzie procedurali e senza considerare la loro richiesta d’asilo.
Il gruppo di siriani, che comprendeva anche quattro bambini di età inferiore ai cinque anni, era stato soccorso in acque greche lungo il viaggio tra la Turchia e l’Italia ed era poi stato trasferito sull’isola di Milos.
Nonostante avessero fatto registrare la loro intenzione di chiedere asilo, gli otto siriani sono stati rimandati in Turchia con l’inganno. Invece di essere portati ad Atene, come gli era stato detto, gli otto sono stati imbarcati su un aereo, scortati da funzionari di Frontex (l’agenzia europea per il controllo delle frontiere), diretto verso la città turca di Adana.
“Le autorità greche e l’Unione europea hanno detto più volte che tutte le domande d’asilo dei siriani che arrivano in Grecia sono esaminate in modo adeguato ma le prove che abbiamo in mano suggeriscono fortemente il contrario” – ha dichiarato John Dalhuisen, direttore di Amnesty International per l’Europa. “Questi rifugiati sono stati traditi da un sistema che non ha dato loro la minima protezione, neanche quella cui avevano diritto” – ha sottolineato Dalhuisen.
Amnesty International ha parlato con due degli otto siriani, uno dei quali era in viaggio con la moglie e i loro quattro figli. L’organizzazione per i diritti umani ha inoltre visionato documenti ufficiali che confermano l’intenzione degli otto di chiedere asilo politico e sta approfondendo il caso di altre due persone rimandate in Turchia con lo stesso volo.
Uno dei due siriani ha detto ad Amnesty International: “Quando ho visto la bandiera turca all’aeroporto, ho capito che i miei sogni erano infranti“. L’altro ha commentato: “Ci hanno detto bugie“.
I documenti in possesso di Amnesty International confermano, con tanto di firme, nel Centro di accoglienza e identificazione dell’isola di Leros, almeno otto siriani hanno comunicato formalmente la loro intenzione di chiedere protezione internazionale in Grecia: richiesta completamente ignorata, in violazione della legge greca e del diritto internazionale.
I siriani non hanno rinunciato alla richiesta né hanno chiesto di essere rimpatriati volontariamente in Turchia. Nel corso della loro detenzione a Leros si sono visti impedire ogni contatto con l’esterno, compreso un avvocato o l’Alto commissariato Onu per i rifugiati, nonostante le loro ripetute richieste.
“Le autorità greche, con l’aiuto di Frontex, hanno rimandato indietro in Turchia queste persone, compresi quattro bambini piccoli, senza considerare i rischi che avrebbero corso in quel paese e senza rispettare il loro diritto a chiedere asilo in Grecia” – ha denunciato Dalhuisen.
“Nella migliore delle ipotesi siamo di fronte a un caso d’incompetenza, nella peggiore si è trattato del cinico tentativo delle autorità di Atene, sempre più sotto pressione da parte dell’Unione europea, di cacciare rifugiati siriani dal paese ad ogni costo. Chiediamo che su questo episodio vi sia un’indagine urgente, che agli otto rifugiati sia consentito di tornare in Grecia e che sia considerato il loro ricollocamento in altri stati dell’Unione europea” – ha concluso Dalhuisen.