Il rigore del verso cinquecentesco diviene per Antonio Latella uno stimolo creativo per “confrontarsi” con Torquato Tasso, portando in scena al Teatro Nuovo di Napoli un’inedita versione di Aminta, con la drammaturgia di Linda Dalisi, che vedrà in scena Michelangelo Dalisi, Emanuele Turetta, Matilde Vigna, Giuliana Bianca Vigogna.
Presentato da Stabilemobile in collaborazione con AMAT, Comuni di Macerata ed Esanatoglia, promosso da Mibact e Regione Marche e coordinato da Consorzio Marche Spettacolo, l’allestimento si avvale delle scene a cura di Giuseppe Stellato, i costumi di Graziella Pepe, le musiche e il suono di Franco Visioli, le luci di Simone De Angelis e i movimenti curati da Francesco Manetti.
Le suggestioni di Antonio Latella su Aminta di Torquato Tasso, portano Stabilemobile a confrontarsi con il grande autore italiano, partendo dalla compresenza in esso di due forze: la spregiudicata ricerca d’innovazione linguistica e la tensione verso un classicismo da reinterpretare.
L’ambiente cortigiano, la censura, la lotta tra regola e natura (o tra regole e genio), l’attenzione alle questioni teoriche legate a letteratura e poesia sono il terreno della crisi della seconda metà del Cinquecento, dove le regole accademiche alzavano un muro intorno alla libertà creativa.
Con Aminta, Tasso partecipò a un’importante trasformazione dello spazio teatrale e dell’immaginario sociale del suo tempo. Ebbe uno straordinario successo nazionale e internazionale (sessanta edizioni in settant’anni anni e traduzioni in francese, spagnolo e inglese) che ebbe riflessi anche in altre espressioni artistiche, come la musica e le arti figurative.
Il confronto con il rigore del verso, quindi, diventa stimolo creativo, la musica il motore, in una ricerca in cui non è l’Amore, in quanto scoperta, il punto centrale, bensì la forma che esso assume in ogni essere umano.
“L’amore esiste se non c’è inganno, di conseguenza Amore non esiste. Il nostro tentativo – sottolinea Antonio Latella – è quello di lavorare sull’assenza dell’amore e sulla sua ricerca, prendendo a prestito la grandezza dei versi di Torquato Tasso. Lavorare su questo piccolo teorema è stimolante, soprattutto se, per avvicinarsi a esso, si scelgono i versi, la loro spinta evocativa inarrestabile. È il verso che si fa dardo e la parola che si fa esperimento, stimolando una trasparenza della regia. Vorrei provare ad essere fuori dal gioco, non stabilire regole, ma seguire regole che non vengono decise da me, ma da chi ha scritto”.