Donna dal grande fascino e di inimitabile intraprendenza è conosciuta da tutti come la prima donna pilota ad attraversare l’Atlantico in solitaria.
Amelia Mary Earhart nasce ad Atchinson, in Kansas il 24 Luglio del 1897 da una ricca famiglia della città. Insieme a sua sorella più grande, Amelia giocava all’aperto inventando grandi avventure, mostrando, sin da piccola, uno spiccato senso del coraggio. Già da bambina mostra la sua vocazione per il volo, nel 1904 con l’aiuto di suo zio costruisce una piccola rampa di lancio dalla quale si getta senza paura approdando a terra con qualche ammaccatura. Primo volo? Secondo i biografi si potrebbe anche classificare così. Si diploma nel 1916 alla Hide Park High School di Chigago dove insieme alla famiglia si trasferisce a causa dei problemi di alcolismo del padre. L’anno successivo inizia a lavorare per la Croce Rossa di Toronto in Canada. Ammalatasi di spagnola nel 1918 si dedica per un anno, durante la convalescenza, allo studio delle meccanica. Nel 1920 Amelia visita un campo di volo di Long Beach, dopo un anno poco convincente alla facoltà di medicina della Columbia University. Questa esperienza la entusiasma al punto di iniziare a lavorare in diversi posti per guadagnare quanto le basta per un corso di volo. Per non far brutta figura con i colleghi e per non sembrare una “novellina”, Amelia dorme circa tre notti con il giubbotto da aviatore, il giusto per sgualcirlo un po’ e si taglia i capelli. La sua passione la porta a imparare in quattro e quattr’otto le tecniche di gestione di un aereo e acquista un biplano giallo che battezza “Il Canarino”. Nel ’23 Amelia riceve il patentino di volo, attestandosi come sedicesima donna a ottenere il tesserino dalla Federazione Aeronautica Internazionale. Dopo una serie di problemi finanziari che la costringono a vendere il Canarino e qualche difficoltà di salute , nel 1928 le viene proposto un progetto per una traversata dell’Atlantico in aereo.
Il ruolo di Amelia è sostanzialmente di passeggero poiché non ha la giusta formazione per guidare il Fokker scelto per l’impresa che si conclude in circa 21 ore. Questa esperienza però rappresenta una sorta di trampolino per Amelia che diventa l’icona delle aviatrici, tanto, che la sua immagine viene usata per fini commerciali, cosa, che le permette di mettere da parte un po’ di soldini per i suoi progetti. Ma Amelia vuole di più. Vuole stabilire un suo record. Caparbia, si impegna e diventa la prima donna alla guida di un aereo ad attraversare il Nord America da una costa all’altra (andata e ritorno). Partecipa ad alcune gare di velocità stabilendo nuovi record e, nel 1932, compra un giornale, giusto per stabilire la data di partenza, sale sul suo Lockheed Vega 5B e compie la prima traversata dell’Atlantico. La prima della storia compiuta da una donna in solitaria. Il piano di arrivare a Parigi viene rovinato dal meteo così approda in Irlanda del Nord dopo 14 ore e 56 minuti di volo e quando un contadino le chiede se venisse da lontano si dice che soddisfatta avrebbe risposto “Dall’America!”.Dopo tre anni diventa la prima persona a compiere il tragitto Hawaii – California.
L’ambizione di Amelia, però, non conosce limiti né misure e, nel 1936, inizia a pianificare il giro del mondo in aereo ma, visto che non sarebbe stata la prima persona a compiere l’impresa, decide di aumentare la difficoltà della sfida, pianificando un itinerario di 47mila chilometri. Il primo tentativo non va a buon fine per problemi tecnici legati al decollo della seconda tappa. Il secondo tentativo, effettuato nello stesso anno, diventa un successo, almeno sino alla Nuova Guinea, dove Amelia e i suoi arrivano dopo 22mila chilometri. Il 2 Luglio del 1937 Earhart parte da Lae (Nuova Guinea) per completare l’opera e raggiungere l’Isola di Howland, atollo nel mezzo dell’oceano Pacifico. Problemi radio fra la motovedetta della Guardia costiera statunitense dell’isola e Amelia rendono difficile comunicare le coordinate per l’atterraggio e ancora oggi non si sa dove l’aereo sia approdato. Amelia Earhart è dichiarata formalmente defunta il 5 Gennaio 1939 dopo una serie di ricerche fallimentari.
Il Presidente Roosvelt avrebbe ordinato una battuta di ricerca composta da nove navi e 66 aerei conclusasi il 18 Luglio.
La storia di Amelia ha affascinato e affascina ancora il mondo moderno, le sono state dedicate moltissime opere, parliamo di cinema, di musica e di tanto altro. Nel 2010 un film interpretato da Richard Gere e Hilary Swank, artisti del calibro di Jhonny Mitchell e Antonella Ruggiero hanno scritto e interpretato brani in onore della Earhart (rispettivamente “Amelia” e “L’Aviatrice”).Quello che forse non tutti sanno, però, è che ad Amelia è stato dedicato un intero disco dal titolo “In Search of Amelia Earhart”. Si tratta di una pagina musicale poco conosciuta di un gruppo di inglese approdato in America, i Playsong che, dopo questo disco, come Amelia, hanno fatto perdere le proprie tracce. Cosa curiosa è che la casa discografica che ha pubblicato il disco si chiama Elektra, proprio come l’aereo che la Earhart ha pilotato per il volo sull’Atlantico in solitaria.
Sono moltissime le ipotesi circa la scomparsa di Amelia Earhart, alcuni pensano che l’aviatrice fosse un membro dei servizi segreti statunitensi e, pertanto, sarebbe stata catturata dai giapponesi e messa in detenzione. Esistono alcune testimonianze che condurrebbero alla prigionia di Amelia. Altra ipotesi è, invece, che sia stata giustiziata dai giapponesi.
Qualche anno fa, sull’isola di Nikumaroo sarebbe stata ritrovata una scarpa di aviatore numero 39, la misura di Amelia e nel 2010, sulla stessa isola, srebbero emersi dei resti che vengono associati alla figura della Earhart. Questo vorrebbe dire che l’aviatrice sarebbe transitata per chissà quanto tempo sull’isola.
L’ultima ipotesi, per quelli che amano sognare, è invece che dopo un periodo di prigionia sarebbe stata rilasciata e, tornata in America, avrebbe assunto una nuova identità, facendosi conoscere come Irene Caragmile Bolam. Insomma, una storia ricca di mistero e curiosità che continuerà ad affascinare il mondo come solo una prima donna riesce a fare.