Amazing Stories, Storie Incredibili, erano i vecchi racconti di fantascienza degli anni cinquanta made in USA.
Oggi, le storie incredibili sono tantissime e non sono racconti di fantascienza ma reali, anzi iperrealisti
Filippo è un ragazzone di sedici anni che abbiamo conosciuto quando ne aveva appena sei o sette; Daniela è la mamma, separata e costretta a tirare su il suo figliolo da sola (suo marito non si chiama Silvio e non le ha mai dato un centesimo) . Vite come tante, si potrebbe dire, ma con una piccola particolarità : Filippo è autistico. E’ un particolare tipo di autistico, di quelli che vengono definiti ad ‘alto funzionamento’, questo significa che utilizza bene alcuni strumenti elettronici (come il pc o il tablet) ed ha livelli di apprendimento davvero sopra la media. Sarebbe logico pensare che un ragazzo così possa frequentare la scuola con un buon profitto, nonostante la propria disabilità , e che possa davvero mettere in essere quei programmi differenziati e individualizzati tante volte previsti dalle mirabili leggi italiane che, troppe volte, rimangono solo lettera morta. Quest’anno Filippo ha iniziato la scuola il 10 gennaio, con appena tre mesi di ritardo rispetto allo start-up di tutti gli altri studenti; solo perché questo ‘autistico ad alto funzionamento’ non riesce ad espletare le sue funzioni corporali da solo ( deve essere accompagnato in bagno ). Il ritardo biblico nella partenza dell’assistenza materiale ha prodotto questa mostruosità . Più volte ne avremmo voluto parlare con la mamma di Filippo e alla fine ci siamo decisi a cercare di capire il suo tormento di questi mesi. Daniela, con un pudore che mi è sembrato anche un po’ anacronistico in certi momenti, mi ha confessato che per non tenere Filippo inattivo aveva ingaggiato – a sue spese – un educatore privato che stava con il ragazzo coprendo l’orario scolastico e che durante i tre mesi d’inattività scolastica dalla scuola di appartenenza non ha ricevuto che due telefonate: una che le prospettava la situazione (non ci sono assistenti e Filippo non può frequentare) e l’altra che le preannunciava la possibilità per il ragazzo di tornare a scuola “regolarmenteâ€. Del dirigente scolastico nemmeno l’ombra, degli insegnanti neppure l’eco. Ha paura delle conseguenze Daniela, ecco perché i nomi dei protagonisti di questa storia sono di fantasia e la scuola nemmeno la nominiamo. Ora Filippo frequenta, come dice la mamma, per ripicca e anche senza un piano didattico che possa dirsi tale per quest’anno o quel che resta. Lei è disgustata ma sa anche che questo stato di cose è la normalità ormai, l’unica cosa che le resta è avere avuto la forza di non far perdere a Filippo quanto finora aveva acquisito come conoscenze e competenze che sarebbero state presto dimenticate; ma il tempo, il tempo perso, il suo tempo, a Filippo chi lo restituirà ?
Gianni Tortoriello