Alternanza scuola-lavoro e manganello potrebbe sembrare un’esagerazione ma in realtà non lo è affatto. Tutto nasce da un tragico evento e cioè la morte di Lorenzo Parelli, ragazzo di soli 18 anni, schiacciato da una trave d’acciaio proprio nell’ultimo giorno del suo stage di formazione nell’ambito del percorso di studi che prevede l’alternanza scuola-lavoro.
Un evento luttuoso che ha colpito molto l’opinione pubblica ma soprattutto i coetanei di Lorenzo che, più o meno spontaneamente, hanno deciso di scendere in piazza per dimostrare tutto il loro disappunto verso quel criterio che nell’ambito studentesco non ha mai riscosso molto consenso.
Morire a 18 anni quando si sta cercando di trovare una via formativa che permetta l’inserimento nel mondo del lavoro è agghiacciante ma certamente s’inserisce in quella strage silenziosa che è il più complessivo fenomeno delle morti bianche sul lavoro. La sicurezza sul posto di lavoro è una priorità che non può più passare sotto silenzio.
Tra fatti e opinioni
Come sempre i fatti e la cronaca stanno da un lato e le analisi e l’opinionismo a buon mercato stanno dall’altro. Stavolta, però, le cose si sono notevolmente complicate. I tempi che corrono tutti li conosciamo benissimo e il mondo della scuola è uno di quelli più interessati dal fenomeno pandemico in tutte le sue sfaccettature.
I fatti sono accaduti poi, per giunta, durante la settimana delle votazioni per il Quirinale dove l’attenzione mediatica era tutta concentrata sui palazzi del potere e tutte le altre notizie trattate come brevi da pagina quindici.
L’innesto di quella parte di opinione pubblica ormai sclerotizzata sull’anti-vaccino e anti-green pass che applicano teorie complottistiche a tutto ha fatto sì che il povero Lorenzo non trovasse sponda nemmeno nella immane tragedia di cui è stato lui malgrado protagonista.
Alternanza scuola-lavoro e diritti
Invece di aprire un focus su lavoro e sicurezza, l’assurdità dell’alternanza scuola lavoro così com’ è configurata si è aperta tutta una discussione surreale sullo Stato e sulla repressione delle libertà della persona attraverso obbligo vaccinale e non solo.
Di sicuro se sono state rispettate o meno le regole, se si è trattato di colpa o dolo a causare la tragica morte del ragazzo è tutta materia della magistratura competente che dovrà appurare ogni cosa.
Accendere i fari, però, su una formula che palesemente non funziona dovrebbe essere cosa sacrosanta anche se da fare con proposte alternative alla mano, come minimo.
Tutto ciò non si è verificato e tutti si sono tenuti molto lontani dal cercare, quantomeno alla lontana, di trattare la problematica collocandola nel giusto alveo di discussione. Zero dibattito, zero approfondimento, zero proposte.
Alternanza scuola-lavoro e… manganello allora come risoluzione dei problemi?
Se i ragazzi non partecipano allora sono indolenti, edonisti, con l’unico pensiero fisso dei social e chi più ne ha più ne metta. Se partecipano, scendono in piazza, voglio innescare (anche provocare) un dibattito sano e di contenuto sulle tematiche di scuola e lavoro allora sono dei rompiballe.
La soluzione? Meniamoli, ecco questo deve aver pensato chi dirigeva le operazioni nelle piazze: a Torino come a Napoli dove i ragazzi si sono organizzati in corteo e hanno trovato ad aspettarli i manganelli delle forze dell’ordine.
No, non tireremo fuori ora la storia di Genova o altre prove poco encomiabili di tutela dell’ordine pubblico. Solo vorremmo sottolineare che di fronte a dei liceali che protestano legalmente prima di dare l’ordine di caricare, manganelli in resta, bisognava pensarci due volte almeno.
Metteteci che oggi tutti hanno l’infernale strumento telefonico munito minimo di 33 telecamere, come la moda vuole, e la frittata è servita in meno di 30 secondi. Il tempo necessario a postare il filmato appena girato sui social che di per se distorcono e vanno a nozze con queste situazioni in cui sguazzano viralmente.
E’ possibile tornare nella vita reale?
Ecco, fermiamoci un attimo tutti a riflettere e cercare di capire cosa fare. A stilare l’ordine delle priorità e a tornare a dialogare; magari con la mascherina e a un metro di distanza di sicurezza ma parlare e non arroccarsi dietro a posizione dei potere.
Questi ragazzi fanno semplicemente domande e vogliono sapere cosa sarà il loro domani di cui già si sentono, a torto o ragione defraudati.
A questi ragazzi davvero si pensa di rispondere con il manganello? Veramente si cerca di zittirli con la forza senza nemmeno cercare di capire se le loro rimostranze sono legittime o meno? Che cosa stiamo diventando come Stato? Quali istanze vogliamo incarnare?
Per favore preoccupiamoci delle cose reali che non vanno che sono tante, una di queste proprio il meccanismo dell’alternanza che abbiamo mitizzato finora ma che dovremmo vedere chiaramente come non confacente alle nostre aspettative.