Per indagare la realtà che ci circonda, spesso modificata dalle nostre stesse percezioni ed esperienze, Denis Volpiana, con la mostra intitolata “Allucinazione”, che è stata inaugurata presso la Fiorillo Arte, a cura di Daniela Ricci, si basa sull’analisi della storia, sempre attento alle problematiche sociali e culturali. Fortemente proiettato alla rivisitazione ed attualizzazione del mito, intende far riflettere sulle nostre radici, memorie, tracce, sentimenti ed emozioni, con tutte le implicazioni filosofiche che i temi trattati comportano.
L’evento, gode del Patrocinio Morale del Comune di Napoli. Accostare un pittore, come succede per ogni artista, richiede di collocarsi davanti alla sua opera, valutarne il risultato, ascoltare l’emozione che essa trasmette e reciderne i fili che la legano all’individualità privata dell’autore, perché quei legami possono essere fuorvianti. Nel caso di Volpiana, nato a Vicenza, dove vive e lavora, tale separazione risulta difficile.
La pittura per lui è una condizione esistenziale, una ricerca della bellezza che ci sovrasta, la possibilità di stabilire un contatto diretto con le opere attraverso le quali tenta di restituirci la sensazione di una magia, un incantesimo come una sorta di viaggio introspettivo nelle vicende esistenziali della vita, rese con immagini e naturalezza per analizzare ciò che c’è nel profondo del suo animo e per edificare come un “muratore dell’universo”, in maniera astratta, cieli, colline, case e oggetti, sensazioni che lo colpiscono e che gli restano nella memoria. Attraverso i suoi dipinti dunque, viene analizzata la “frattura” che esiste tra realtà e immaginazione.
Una via di accesso alle strutture profonde del reale, una ricerca continua che approda ad un’immagine del mondo è nel contempo il riverbero della propria coscienza, la sua esplicitazione sensibile, resa con un’intima urgenza espressiva.
Il titolo “Allucinazione”, intende essere soprattutto una riflessione sulla natura, il caos e il tentativo di ristabilire un nuovo ordine di idee, per mostrare tratti indefiniti, fluidi, spazi improvvisi per alterare le regole dell’immobilità e di rigidità. Composizioni astratte, improbabili, che non lasciano all’occhio di chi osserva alcun approdo certo, restituiscono contorni che perdono di essenzialità per poi assoggettarsi ad un groviglio di forme, colori, segni, linee spezzate.
Circa 15 lavori, realizzati ad olio su resina ed anilina di grandi dimensioni e un’installazione composta da tante balle di funghi (un insieme di terriccio compresso formato da letame stagionato, paglia, materiale calcareo e qualche residuo organico che sembra ricreare un sottobosco all’esterno della galleria), svelano una scrupolosa aderenza al mondo rappresentando semplicemente critica-infrazione-rifiuto del senso logico senza la pretesa di ristabilire un nuovo ordine di idee.
Richiami pittorici, plastici e ambientali guideranno lo sguardo dei visitatori nell’alchemico mondo di Volpiana, costantemente nutrito di suggestioni provenienti tanto dal mondo scientifico quanto da quello spirituale. Attraverso la scomposizione di forme naturali, l’artista, rielabora forme legate all’origine della vita, cellule, DNA, ma senza nessun fondamento scientifico, allucinazioni appunto, soffermandosi soprattutto a considerare la struttura della mente, dei neuroni, delle loro sinapsi per esplorare le parti più misteriose del nostro cervello, in un progressivo addentrarsi nelle pieghe del mistero delle origini della vita.
Lo squarcio del pennello in profondità e l’indagine dal micro al macro cosmo condotta attraverso l’astrazione pittorica, arricchita di influenze ottico-cinetiche, che riportano l’immaginario comune alle origini della creazione, al grado zero dell’esistenza, laddove il “tutto quantico” è in costante divenire ed un rapporto armonico con la natura abita ancora la sfera del possibile.
L’artista esplora la relazione esistente tra arte e natura attraverso un paziente lavoro di smembramento delle forme organiche, come nel caso dei suoi funghi, ricavati sui supporti e nei lavori con ricche cromie. Itinerari ermetici e simbolici che girano sempre intorno a una sorta di prospettiva di destino umano, motivazione evocativa di una dimensione esistenziale in fondo perduta, è ciò che tenta di comunicare Volpiana, attraverso una sorta di narrazione pittorica intrisa di atmosfere e fantasmi onirici. Il suo fare arte potrebbe ricordare quello espressionista astratto di Pollock con la sua maniera di dipingere in cui il colore viene impresso spontaneamente, lanciato o macchiato sulle tele o al miglior Willem De Kooning. L’opera che ne risulta enfatizza l’atto fisico della pittura stessa compiendo gesti incondizionati e spontanei.