Avete mai sentito parlare di RAEE? Probabilmente non tutti sanno cosa sono questa tipologia particolare di rifiuti. RAEE, infatti, è l’acronimo di Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche. Basti pensare ai televisori, specialmente quelli vecchi a tubo catodico, o ai computer o alle lavatrici e così via. Rientrano in questa speciale categoria anche le piccole chiavette USB.
Perché è importante riciclare i RAEE
Le ragioni di questo comportamento sono le più svariate: oltre il 60% del campione intervistato sul tema da Ipsos ha ammesso di fare fatica a sbarazzarsene per motivi affettivi. Altre motivazioni emerse sono: possibilità di riparazione, utilizzo dei pezzi come ricambi per altre apparecchiature affini, non conoscenza delle modalità di smaltimento corrette o delle sedi delle isole ecologiche apposite.
La generazione peggiore è la cosiddetta “Generazione Z”, ossia i giovani compresi tra i 18 e i 26 anni, che non solo è quella che detiene in casa il maggior numero di rifiuti RAEE, ma è anche quella che ne sa di meno sul loro corretto smaltimento. Quindi, ignoranza diffusa e disinteresse generale sembrano le basi da cui partire per risalire a questo tipo di risposte.
Attenzione, poi, al sempre più diffuso disturbo di accumulare tutto, con le case che traboccano da ogni parte di qualsiasi genere di oggetti, RAEE compresi. Infine, c’è un particolare fenomeno, definito obsolescenza programmata. Si tratta di una particolare strategia messa in atto dalle aziende per definire il ciclo vitale di un dispositivo elettronico. Un argomento da approfondire sicuramente tramite la letture di guide che spiegano nel dettaglio cos’è l’obsolescenza programmata e come funzioni. Il riciclo corretto di questi rifiuti può essere alla base di tanti benefici di cui evidentemente ignoriamo l’esistenza. In primis, la possibilità di dare vita allo sviluppo e al progresso di un’economia circolare, che consentirebbe di reperire materie prime da questi scarti, piuttosto che consumarne di nuove.
Così facendo si limiterebbero i danni ambientali conseguenti e le emissioni inquinanti. In particolar modo bisognerebbe fare attenzione al riciclo delle pile che, se abbandonate o gettate nella spazzatura mista, potrebbero creare danni irreversibili all’ambiente. Se recuperate, invece, consentirebbero la produzione di altri oggetti o nuove batterie.
I dati sui rifiuti elettronici
Ora che sappiamo di cosa stiamo parlando, possiamo andare a sciorinare qualche dato su questo tipo di rifiuti dato che molti di noi non sono pienamente consci del fatto che abbiamo la pessima abitudine di tenerci i RAEE in casa.
Basti pensare, infatti, che poco più dell’80% degli italiani conserva un rifiuto appartenente a questa categoria, per lo più in modo inconsapevole. Si stima che, mediamente, ogni italiano tenga nei propri cassetti quasi 10 apparecchi elettronici in disuso o irreparabilmente rotti, senza sapere che questi rifiuti, se smaltiti correttamente, permetterebbero di recuperare la gran parte delle materie prime di cui sono composti, utili, ad esempio, per la produzione di nuovi smartphone o console per videogames, come l’introvabile PS5, che negli ultimi mesi sta tornando sugli scaffali dei negozi. Per non parlare delle emissioni di CO2 che si risparmierebbero, più o meno 7 tonnellate.
Ma quali sono le tipologie più diffuse di RAEE che abbiamo in casa? Bene i più conservati sono i vecchi cellulari (34%), seguiti dai caricabatterie (22%) e dai computer portatili non più funzionanti (17%). Meno conservati, invece, sono i grandi elettrodomestici, come televisori, frigoriferi, lavatrici e lavastoviglie. Di contro, però, questi sono quelli che vengono maggiormente smaltiti nella maniera sbagliata, ossia abbandonati vicino ai secchi della spazzatura o, addirittura, in aree verdi e per strada.