Dai boschi torinesi della Val di Susa e della Val Pellice fino alla Val Vigezzo ai confini con la Svizzera sono scoppiati gli incendi favoriti dall’erba e dagli arbusti rinsecchiti a causa delle alte temperature, dall’assenza di precipitazioni e dal vento. E’ l’allarme lanciato dalla Coldiretti per gli effetti della siccità dopo che a gennaio è caduto il 17% di acqua in meno di agosto, ma la differenza sale addirittura al 43% al nord secondo il monitoraggio su dati Ucea.
In Italia sono caduti in media 51,1 millimetri di pioggia nel primo mese dell’anno dopo che il dicembre 2015 si è classificato come il meno piovoso dal 1800 in cui sono iniziate le rilevazioni. Il risultato è una drammatica siccità invernale con le montagne prive di neve che sono a rischio incendi, la natura è sconvolta con piante da frutta già fiorite anzitempo e manca l’acqua per le coltivazioni con grano, orzo, colza e farro in sofferenza mentre si teme per le prossime semine di barbabietole, mais e soia fondamentali per l’alimentazione del bestiame.
La situazione è preoccupante nei grandi laghi che si trovano prossimi ai minimi storici del periodo con il lago Maggiore che è sceso al 15% della sua capacità mentre il lago di Como è al 12,9% e quello di Garda al 33,6%.
Sul grande fiume Po sembra essere in estate con livelli idrometrici che sono inferiori di circa 2 metri rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, secondo le rilevazioni effettuate dalla Coldiretti a Pontelagoscuro.
A preoccupare è la mancanza di neve sulle montagne che rappresenta anche una scorta importante per garantire gli afflussi idrici determinanti per i raccolti agricoli nei prossimi mesi con gravi ricadute sull’economia agricola e sull’equilibrio ambientale.
Ad aggravare gli effetti negativi della mancanza di pioggia è il grande caldo che ha provocato lo sconvolgimento dell’ambiente dove si trovano mandorli, susini e peschi fioriti in grande anticipo e si teme ora una seria compromissione dei raccolti per l’annunciato abbassamento della temperatura.
Siamo di fronte a cambiamenti climatici che si stanno manifestano con ripetuti sfasamenti stagionali ed eventi estremi con pesanti effetti sull’agricoltura italiana che negli ultimi dieci anni ha subito danni per 14 miliardi di euro tra alluvioni e siccità che è stata particolarmente violenta nel 2003, 2007 e 2012.
Di fronte a questa situazione occorrono interventi strutturali ed è necessario sviluppare ogni iniziativa atta all’accelerazione dell’attuazione del Piano di Sviluppo Rurale, in particolare per il riavvio del Piano Irriguo Nazionale come richiesto dall’Anbi (Associazione nazionale consorzi gestione tutela territorio ed acque irrigue).