Spesso l’iniziazione al bere avviene in un contesto familiare col classico bicchiere di vino durante il pasto: nella stessa dieta mediterranea un po’ di vino è considerato salutare per la presenza dei polifenoli, antiossidanti naturali. Ma se leggiamo le ultime statistiche e ci addentriamo nell’Osservatorio permanente sui giovani e l’alcol, in pochi minuti ci si apre un mondo ben lontano dalle caratteristiche benefiche di certi consumi molto ridotti.
È notizia di questi giorni quella di due 18enni di Lugano: armati di pc, stampante e software di rielaborazione grafica, si sono resi artefici, fortunatamente per poco, di una redditizia attività di produzione e vendita di carte d’identità italiane false. Target: studenti, quasi tutti minorenni. Circa 40 ragazzini alla ricerca del bramatissimo oggetto del desiderio. Lo scopo? Entrare nei locali pubblici, discoteche in testa, per consumare alcolici. Sia i due contraffattori che i minorenni sono stati denunciati per falsità in certificati.
Dall’inizio del nuovo anno si sono verificati in Italia numerosi fatti analoghi compiuti in varie città. Giovanni D’Agata, presidente dello Sportello dei Diritti, ha evidenziato che solitamente i minori cominciano per gioco ad aggirare i divieti. L’immaturità, la voglia di uniformarsi alla massa per non sentirsi emarginati ed il forte desiderio di sperimentare qualcosa di proibito conducono facilmente al reato e a conseguenze personali anche gravi.
In Italia, i comportamenti a rischio nel consumo di alcol riguardano quasi 8 milioni di persone. Ma di cosa parliamo nello specifico? Del consumo giornaliero non moderato, sia da parte degli adulti, sia soprattutto da parte dei ragazzi, compresa la fascia 11-17 anni. A rendere la situazione più grave sta contribuendo la diffusione sempre più capillare del binge drinking (letteralmente «abbuffata alcolica»), come evidenziato dalla ’Relazione 2013 al Parlamento su alcol e problemi alcol correlati’ recentemente pubblicata dal Ministero della Salute. Trattasi di una pratica che si consuma in poche ore e che comporta un bere ad oltranza in modo compulsivo fino a che insorgono non solo tutti i sintomi di un’ubriacatura, ma anche conseguenze simili alla dipendenza da alcol. Nel 2012 secondo l’ISTAT fra le persone di 11 anni e più il 7% ha dichiarato di aver consumato almeno una volta 6 o più bicchieri di bevande alcoliche in un’unica occasione, l’11 % tra i maschi e il 3% tra le femmine.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) mette in guardia genitori e adolescenti: fino a 16 dovrebbe essere totalmente bandito il consumo di alcol. Diversi studi scientifici hanno a più riprese evidenziato che chi comincia a bere prima dei 16 anni ha un rischio quattro volte maggiore di sviluppare alcoldipendenza in età adulta. Inoltre i consumatori under 16 sono più soggetti a danni seri a carico di cervello e fegato. Altre conseguenze possono essere: iperstimolazione, iperattivismo, paura della noia e della routine che orienta verso condotte trasgressive e/o pericolose. Fino all’età di 20 anni circa, nel corpo umano non sono ancora presenti gli enzimi epatici destinati alla metabolizzazione dell’alcol. Non potendo dunque l’etanolo essere scomposto in sostanze più tollerabili, gli alcolici risultano per i giovanissimi molto più nocivi rispetto ad un adulto.