Alla Galleria Blu la mostra “Alberto Martini – Tra visione e sogno“, a cura di Elena Pontiggia. La mostra comprende venti opere e vuole rendere omaggio al grande artista simbolista (Oderzo 1876 – Milano 1954) nella ricorrenza del centoquarantesimo anno della nascita (poco distante dal suo esatto giorno di nascita, che era il 24 novembre).
Sono esposti alcuni dei lavori più significativi di Alberto Martini, tra questi spiccano i fogli dei Prigionieri (1896), delMacbeth (1910), le tavole per La secchia rapita (1902-1903), oltre a dipinti importanti degli anni tra le due guerre come la surreale La marchesa Casati in veste di Euterpe del 1931.
Immagine-guida della mostra è il suggestivo Autoritratto del 1914, in forma di biglietto da visita, in cui si affiancano un’ala di corvo e gli artigli di un satiro, una sirena e un teschio, uno sguardo senza volto e una bocca, un’opera tipica delle tenebrose atmosfere di Alberto Martini.
Tema centrale della mostra è il particolare sguardo dell’artista che, confrontandosi con gli antichi maestri tedeschi, col simbolismo europeo e anticipando le atmosfere del surrealismo, si muove tra visionarietà e sogno, cogliendo nella realtà gli aspetti di enigma e di mistero.
Come scrive Elena Pontiggia nel testo di presentazione: “Alberto Martini cattura quel contorno delle cose che secondo il platonismo rinascimentale coincide con la loro forma eterna. Solo che quel contorno, nelle sue opere, non viene dall’Iperuranio, da un oltre-cielo. Viene semmai dagli oltre-inferi. Il delitto e il castigo, la smorfia inconfessata e la colpa originaria, il lato notturno dell’eros, il demone della perversità insomma – per citare il titolo di un’opera esposta in mostra – trovano posto nel catalogo delle sue opere”.