Lo sviluppo riparte dalla Campania. La parola magica è programmazione negoziata. Alla presenza del presidente della Regione Campania Stefano Caldoro e degli assessori alle Attività produttive Fulvio Martusciello e al Lavoro e Formazione Severino Nappi, si è aperta infatti la strada a ben 7 contratti di programma per attuare il bando a sostegno delle filiere strategiche campane.
Assessore che cos’è un contratto di programma? Il contratto di programma, strumento ad hoc della programmazione negoziata delle aree depresse (quelle interessate dagli obiettivi 1,2, 5B e previste all’art.92 3 del Trattato di Roma, n.d.r.) è stato introdotto nel nostro ordinamento dalla L.662/96 allo scopo di consentire il rapido avvio di nuove iniziative e la creazione di nuovi posti di lavoro. Può essere proposto da imprese di grandi dimensioni, consorzi di PMI e finanche rappresentanze dei distretti industriali e deve essere caratterizzato da un alto grado di innovazione.
A proposito di innovazione:circa 115 milioni di euro di investimenti (a fronte di 72 milioni di contributi erogati)e 1000 ricercatori saranno coinvolti nei programmi di ricerca. Assessore, quanto la Campania punta sulla ricerca e sulla formazione? La Campania dispone un capitale umano e di risorse davvero straordinarie. A volte lo dimentichiamo. Ciò su cui dobbiamo puntare è la qualità dei nostri prodotti ma anche la capacità dei nostri giovani. La formazione deve essere sempre uno dei nostri punti di forza e continueremo ad investirci. Il vero tema è che manca una classe dirigente politica con visione centrale e territoriale al tempo stesso che sia in grado di offrire una visione economica di più ampio raggio, anche per le prospettive future.
La Regione Campania riparte dai suoi settori strategici. Due su tutti: aerospazio (178milioni di investimenti a fronte di 87 milioni circa di agevolazioni) e auto motive(140milioni di euro di investimenti a fronte di quasi 64 milioni di agevolazioni). È giusto ripartire da comparti già sviluppati e competitivi per dare nuova linfa alla nostra economia? Senza dubbio. La politica deve programmare e valorizzare tutto ciò che fa parte della tradizione di questo territorio, partendo dalle sue eccellenze. L’aerospazio campano, ad esempio, rappresenta per l’intero settore il 30% in termini di numerosità e fatturato. Parliamo di un’azione che avrà un impatto importante in termini di ricaduta occupazionale, portando alla creazione di 260 nuovi posti di lavoro per la filiera aerospaziale e di 543 per l’automotive.
Il segretario della CGIL Campania Franco Tavella ha lanciato un monito: non si devono trasformare i contratti di programma in strumento di propaganda e occorre lavorare perché ci sia una “piena concretizzazione”. Cosa risponde? Lungi dalle critiche che se sono costruttive fanno sempre bene, è condivisibile il fatto che le istituzioni non debbano limitare l’attuazione dello strumento per fini propagandistici, utilitaristici e settoriali. La politica deve essere sempre finalizzata al benessere della comunità, al miglioramento del Paese. Serve maggiore dialogo tra Governo Centrale ed Enti periferici ma soprattutto occorre un’accurata programmazione su tutti i fronti o se non altro su quelli che hanno un peso più importante in termini economici.
In un momento di “post-crisi”la sensazione è che contino ormai di più i servizi nella loro astrattezza che la produzione di beni e più l’economia finanziaria su quella reale. Alla luce anche dell’ascesa di nuovi Paesi come la Cina nell’economia mondiale, quali sono le sue sensazioni? Come vede il futuro del nostro Paese e della Campania? Veda è innegabile che nell’attuale economia i servizi siano divenuti indispensabili e che, dopo la crisi finanziaria globale che dal 2007 in poi ci ha attanagliato, una riflessione sui limiti dell’alta finanza è d’obbligo. Tuttavia ciò è di competenza del Governo centrale e del Parlamento europeo. Ciò che posso dirle, riportando il discorso alla nostra realtà locale, è che a mio avviso occorre ripartire dall’occupazione e per far questo occorre preparare anche un terreno più fertile per le imprese, specialmente per le PMI. Non alludo solo al costo del lavoro, troppo alto rispetto alla media europea. Le regole attuali di Basilea II ad esempio comportano un maggiore razionamento della clientela più rischiosa da parte delle Banche per quel che riguarda l’accesso al credito col risultato di isolare ancor di più le PMI. Riguardo la produzione, bisogna stare attenti a quella di cattiva qualità: se la Cina ha puntato sulla quantità (forte anche della sua numerosa forza lavoro),l’Italia ha bisogno di puntare sulle eccellenze, valorizzando il made in Italy e attuando politiche industriali più efficaci. Non va tralasciato il fatto che il crollo più significativo nel periodo di crisi si è avuto proprio nella produzione di beni. Bisogna ripartire da queste riflessioni e da iniziative concrete come quella dei contratti di programma. E da una buona dose di ottimismo. Quello non deve mancare mai.
5 Luglio 2014
AL VIA I CONTRATTI DI PROGRAMMA
Scritto da Claudio Talone
Ok della Giunta Regionale della Campania ai 7 contratti di programma per sostenere le filiere strategiche campane. Per capirne di più abbiamo rivolto alcune domande all?Assessore al Lavoro e alla Formazione Severino Nappi.