Standing ovation per il “Rigoletto”, il popolare melodramma in tre atti di Giuseppe Verdi.
Sotto la direzione magistrale del maestro Nello Santi, veterano della lirica italiana, è andato di scena in quello che è il teatro più antico d’Europa, il San Carlo di Napoli, una delle opere più popolari del grande compositore emiliano ma non immune da censure. Nella sua stesura iniziale, infatti, quella che doveva essere la trasposizione di un dramma di Victor Hugo “Le roi s’amuse”, (Il re si diverte)fu censurata per la descrizione di un regnante, il re di Francia Francesco I, come sovrano libertino e cinico. Verdi e il librettista Piave pensarono allora di cambiare identità al personaggio, che divenne il Duca di Mantova e di dare volto e storia ad un buffone di corte, “Triboulet” poi divenuto Rigoletto (dal francese rigoler, scherzare).
Omaggio ad una delle figure più rappresentative del teatro italiano, Giorgio Corbelli (sua la regia)all’indomani dal quadriennale della sua scomparsa, lo spettacolo ha visto l’alternanza di numerosi interpreti, vista la lunga programmazione. A cominciare dal giovane talentuoso maestro spagnolo Jordi Bernacer che si è alternato al maestro Santi alla direzione di orchestra e coro del S.Carlo, agli eccellenti George Petean e Amartuvchin Enkhbat nei panni del Rigoletto, alle applauditissime Rosa Feola e Jessica Nuccio che hanno interpretato Gilda, figlia del noto gobbo verdiano. A distanza di ben 166 anni dalla sua prima uscita, il melodramma italiano non smette di affascinare ed emozionare, attirando ogni volta grande consenso tra il pubblico e la critica.
Paolo Tommasi fa rivivere con le sue scene e costumi il sottile gioco della seduzione con le nudità di ninfe e satiri e la magnifica ricostruzione iniziale del monumentale Palazzo Te. Si avverte altresì, netto, lo stridente dualismo tra le atmosfere goliardiche della celebre aria “La donna è immobile” che accompagnano le avventure amorose del Duca e quelle cupe, “noir”, simboleggiate dall’etico ripensamento dell’assassino Sparafucile e dal triste epilogo della morte di Giulia tra le braccia paterne. Per gli amanti della lirica ma non solo. Un inno alla vita e alla cultura del nostro Paese.