Shantala Shivalingappa è una delle massime interpreti contemporanee del Kuchipudi, uno dei sette stili di danza classica indiana che si basa sul Natya Sastra, un rigoroso trattato risalente a duemila anni fa. Il Kuchipudi è caratterizzato da una notevole fluidità nel movimento del busto e delle braccia, in contrasto con rapidi e secchi movimenti dei piedi. Si tratta di una vera e propria disciplina che richiede al contempo una tecnica e un’espressività eccezionali.
Lo spettacolo che presenta al LAC s’intitola Akasha che in hindi significa “cielo”; il termine sanscrito indica invece l’etere o lo spazio, ed è utilizzato per riferirsi all’essenza delle cose che appartengono al mondo materiale. “Si dice che l’Akasha abbia origine da una sorta di vibrazione sonora che genera energia e movimento. Si manifesta in diversi modi e può essere percepito a diversi livelli. A partire dallo spazio intorno a noi, che ci circonda e che contiene tutto ciò che conosciamo, per finire con una forma più sottile che si colloca oltre la dimensione spazio-temporale: l’infinito, l’indefinibile, lo spazio dell’Essere. Inconcepibile dalla mente, impercettibile dai sensi, pervade, abbraccia e contiene tutto ciò che esiste.”
Attraverso la sua coreografia, Shantala interpreta questo concetto per dare vita a uno spettacolo capace di coinvolgere ed emozionare tutti gli spettatori. “Akasha è la luce e l’origine di tutto.
Attraverso le vibrazioni generate dal suono e dal movimento, da questa energia pura e senza tempo, nasce lo spazio infinito che può espandersi dentro di noi, senza confini.”