Ai confini dell’universo: non siamo in un nuovo film di fantascienza ma di fronte alle ultime scoperte della Nasa. Grazie a James Webb, è stato possibile arrivare alle galassie più antiche. Il telescopio spaziale tra i più potenti al mondo nonché il più grande mai lanciato nello spazio, frutto della collaborazione tra Agenzia spaziale statunitense (NASA), Agenzia spaziale europea (ESA) e Agenzia spaziale canadese (CSA), ci sta riportando alle origini della storia dell’universo.
Chi era James Webb
James Webb fu amministratore della Nasa dal 1960 al 1968. Il secondo a ricoprire quel ruolo, per nomina diretta dell’allora presidente Kennedy. La sua missione principale doveva essere portare l’uomo sulla Luna ma lo studioso lasciò l’Agenzia subito prima del lancio dell’Apollo 8, la missione che avrebbe portato l’equipaggio in orbita intorno alla Luna. Grazie a lui, però, è nato il centro di controllo delle missioni spaziali Lyndon B. Johnson Space Center di Houston. A James Webb è dedicato il telescopio spaziale di ultima generazione che ha raccolto il testimone dal suo predecessore Hubble.
Tecnologia all’avanguardia
Il telescopio spaziale James Webb utilizza la tecnologia infrarossi. La sua peculiarità sta nel grande specchio primario di 6,5 metri, costituito da 18 specchi esagonali in berillio ultraleggero, e nel grande scudo termico che lo protegge dal calore di Sole, Luna e Terra. Il telescopio, infatti, orbita intorno al Sole a 1,5 milioni di chilometri dalla Terra, in un punto di equilibrio gravitazionale detto “punto lagrangiano L2” in direzione opposta a quella del Sole. E’ stato lanciato in orbita il 25 dicembre 2021 su un razzo Ariane 5 da una rampa di lancio fornita dall’ESA in Guyana francese ma la sua missione scientifica è iniziata poche settimane fa.
Ai confini dell’universo: la storia della nostra galassia
Oggi, dunque, abbiamo già le prime immagini catturate da James Webb. “Galassie che brillano vicino ad altre galassie” sono queste le parole usate dal presidente americano Joe Biden che ha voluto presentare personalmente quelli che sono i primi risultati di una scoperta storica. Quelle citate da Biden non sono semplici nuove galassie che prima non conoscevamo, ma le galassie più lontane nel tempo che abbiamo mai visto. Grazie alla tecnologia a infrarossi, che raggiunge lunghezze d’onda maggiori, il telescopio è in grado di osservare le prime galassie che si sono formate ben 13 miliardi di anni fa. In altre parole è in grado di arrivare a poche centinaia di anni dal Big Bang, cioè all’origine del cosmo e da lì andare avanti nel tempo per studiarne le evoluzioni. Infine, osservando le atmosfere dei pianeti extrasolari, sarà più semplice cercare nuove tracce di vita.
In copertina foto di Luminas Art da Pixabay