A quasi due anni dalla pubblicazione del decreto (22 gennaio 2014) secondo il quale, a partire dal mese di novembre 2015, gli agricoltori e gli operatori della filiera degli agrofarmaci si sarebbero dovuti adeguare ai dettami del cosiddetto PAN (Piano d’Azione Nazionale), nessuna misura è stata ancora adottata.
Il PAN, che si pone come obiettivo la riduzione dei rischi nell’utilizzo degli agrofarmaci per la salute umana, l’ambiente e la biodiversità, agendo attraverso diverse misure tra le quali la formazione degli operatori e i controlli delle attrezzature per la distribuzione degli agro farmaci, è opera ferma sebbene prescriva che “a decorrere dal 26 novembre 2015, chiunque intenda acquistare e/o utilizzare i prodotti fitosanitari destinati ad uso professionale dovrà essere dotato di un apposito certificato di abilitazione (patentino)”.
Secondo la norma, tutti i prodotti ad uso professionale dovrebbero essere acquistati e utilizzati solo ed esclusivamente da persone debitamente formate e autorizzate, con tanto di controllo da parte del venditore – anch’egli in possesso di abilitazione – del certificato di autorizzazione all’acquisto. Ciò significa che acquirenti, utilizzatori, rivenditori e consulenti dovranno sottoporsi a formazione obbligatoria, attraverso la frequentazione di corsi con valutazione finale. Situazione ben lontana dalla realtà attuale, con meno di 1 operatore su 4 in possesso del patentino e un settore agricolo assolutamente impreparato all’introduzione della norma.
E qui scatta l’allarme: Compag, consorzio nazionale che rappresenta i commercianti di prodotti per l’agricoltura, teme che la giusta e indiscutibile applicazione della norma metta a rischio l’operatività di migliaia di piccoli agricoltori non in possesso di patentino, ma che negli anni hanno fatto della ricerca dell’eccellenza il loro valore fondante, contribuendo alla crescita di un settore che è leader assoluto a livello internazionale e che sfiora oggi il miliardo di euro di fatturato.
Il consorzio, per voce del suo Presidente Fabio Manara, sottolinea che in due anni poco o nulla è stato fatto per mettere gli operatori agricoli in condizioni di adeguarsi alla normativa, e che ad aggravare la situazione è stata la macchina burocratica che ha affidato i corsi e il rilascio dei patentini alle singole Regioni, che a loro volta hanno demandato a una pletora di organi territoriali.
Una tale offerta frammentata, inadeguata e assolutamente non coerente con quanto assunto dalla norma, si potrebbe ora risolvere con corsi di formazione a distanza univoci e fruibili a chiunque in qualsiasi momento, e di cui lo stessa Compag si farebbe organizzatore e promotore se non fosse per le assurde barriere burocratiche alzate dalle Regioni stesse in merito alla validità dei corsi e dei metodi applicativi.
Da qui la richiesta di un urgente confronto con le Istituzioni e con il Legislatore finalizzato al riconoscimento della formazione online e all’abbattimento delle barriere tra Regione e Regione.
“Va attuata una politica che sia dalla parte del cittadino” afferma Manara, “ che, nell’assoluto e pieno rispetto della norma, tenga in considerazione le esigenze degli operatori agricoli e che sia basata sulla volontà di trovare soluzioni e non su impedimenti e divieti”.