“Montjoie-Saint-Denis, à bas la Macronie!” e giù una sberla. E’ durata pochi secondi l’aggressione al presidente francese Emmanuel Macron da parte del giovane Damien Tarel: pochi secondi che hanno fatto il giro del mondo. Il capo di Stato era in visita a un istituto alberghiero di Tain-l’Hermitage, nel dipartimento della Drome, nel Sud-Est della Francia, quando, avvicinatosi a salutare un gruppo di persone riunitesi sul posto, è stato agganciato e aggredito. L’aggressore, riconosciuto come un “gilet giallo” è stato condannato e dovrà scontare una pena di 4 mesi di carcere (in principio erano 18 mesi ma 14 sono stati sospesi).
L’aggressione al presidente francese Macron
Quanta foga in quello schiaffo introdotto da un’espressione antichissima. “Montjoie-Saint-Denis”, infatti, era il grido di battaglia dei re francesi sin dal 1100. Fu introdotto durante il regno di Luigi VI detto il Grosso. Quinto re della dinastia capetingia, fu il primo a portare l’Oriflamma, lo stendardo reale risalente a Carlo Magno, detto appunto Montjoie, custodito nell’Abbazia di Saint Denis di Parigi. Secondo alcune credenze, il colore rosso deriverebbe dal sangue di San Dionigi nel quale il drappo sarebbe stato immerso. Negli ultimi decenni questo grido è stato ripreso da esponenti di ambienti anarchici e di estrema destra. Non a caso chi ha aggredito Macron, e il suo amico, si era dichiarato anarchico.
I gilet gialli
“à bas la Macronie” “Abbasso il Macronismo” è, invece, un motto molto diffuso tra i gilet gialli, il movimento nato nel novembre del 2018 in segno di protesta contro le nuove tasse annunciate sui carburanti. Macron era visto come il simbolo degli interesse dei ricchi a discapito delle esigenze del popolo. La mobilitazione fu massiccia e il presidente fu costretto a fare marcia indietro. Senza un leader o una struttura interna, sostenendo le proteste più disparate fino ad abbracciare tesi complottiste, il movimento, però, ha perso spessore. Ciò che è rimasto è questo populismo serpeggiante che si nutre di odio e violenza.
Nessuna minaccia per la democrazia
“Va tutto bene, bisogna relativizzare questo incidente, che è un fatto isolato” ha commentato Macron dopo l’incidente. “Non lasciamo – ha continuato – che dei fatti isolati, degli individui ultra violenti, come ve ne sono sempre nelle manifestazioni, s’impossessino del dibattito pubblico“. Il presidente ha come minimizzato l’episodio e ribadito che continuerà a stare tra la gente in occasioni simili; d’altronde la campagna elettorale in vista delle elezioni del 2022 è appena iniziata. Qui però non siamo di fronte a un caso animato dallo spirito rivoluzionario che tanto attribuiscono al popolo francese quanto a un atto di violenza. Quella violenza che sta crescendo gradualmente come un’onda in tutta Europa negli ultimi anni. Bastano delle strette di mano arginarla? Basta essere “tra” la gente o serve, soprattutto oggi, essere “con” la gente?
In copertina foto di Remi Jouan