“Afghanistan Diritti Negati” è il tema dell’incontro organizzato dalla “Federazione delle donne per la pace nel mondo” (WFWP- Padova), dal Comune di Cadoneghe, in collaborazione con “Radio Bullets”, svoltosi in modalità online.
Afghanistan Diritti Negati , chi ha partecipato all’evento
Sono intervenuti Barbara Schiavulli, Reporter di guerra e Direttrice di Radio Bullets; Arianna Briganti, Vice presidente di Nove Onlus-caring humans; Umberto Angelucci, Presidente della Federazione delle Famiglie del Medio Oriente e Nord Africa; Marilyn Angelucci, Presidente di WFWP dell’Afghanistan e Flora Grassivaro Presidente di WFWP di Padova.
Intervista a Flora Grassivaro, presidente di WFWP – Padova
Proprio in occasione di questo importante evento, abbiamo potuto scambiare qualche parole con Flora Grassivaro, presidente di WFWP – Padova:
Partiamo con una domanda “di rito”, cos’è e come nasce WFWP – Padova?
Opero nel Veneto per la WFWP Federazione delle Donne per la Pace nel Mondo, organizzazione che promuove la figura della donna, a livello internazionale, come elemento essenziale per la costruzione di un futuro di pace. Fondata nel 1992, in Korea, dalla Dott.ssa Ha Ja Han Moon, la WFWP si è rapidamente estesa in più di 100 nazioni e solo cinque anni dopo ha ottenuto lo Status Consultivo Generale presso il Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite.
Il nostro obiettivo è responsabilizzare le donne come operatrici di pace e leader nella famiglia e nella società. Siamo certe che il loro apporto potrà per trasformare, in positivo, l’attuale realtà in ogni campo.
In Italia siamo presenti dal 1994, in diverse città, tra cui Roma (sede nazionale), Bergamo, Torino e Padova che è iscritta al registro comunale delle Associazioni dal 1997. Nella nostra città operiamo in campo socio-educativo con seminari, conferenze, incontri con le scuole, con progetti di solidarietà e culturali e nella cooperazione internazionale. Siamo parte, da anni, dell’Esecutivo di Padova dell’Area Pace Diritti Umani e Cooperazione Internazionale.
Ovviamente il nostro intervento non è focalizzato solo sulla città, ma è esteso all’intera regione e in rete con le attività internazionali.
Come nasce l’idea dell’evento “Afghanistan Diritti Negati” e come si è sviluppata?
L’evento online “Afghanistan Diritti Negati” è nato dalla collaborazione della WFWP – Padova con il Comune di Cadoneghe (PD) che ha deciso di sostenere questa iniziativa, volta a sensibilizzare sulla situazione emergenziale che questo paese, già provato negli anni, sta vivendo attualmente.
La partecipazione della reporter di guerra Barbara Schiavulli ha reso tangibile, attraverso la sua testimonianza, la drammaticità e l’urgenza di una solidale risposta. Alla serata hanno partecipato oltre a Sara Ranzato Assessora all’Istruzione Cultura e Sociale del Comune di Cadoneghe, Arianna Briganti vicepresidente Associazione Nove Onlus, Marilyn Angelucci Presidente WFWP Afghanistan e Umberto Angelucci Presidente UPF Middle Est.
Qual è stata la risposta delle persone a questo evento?
La presentazione ha stimolato la conoscenza e promosso la solidarietà tra gli ascoltatori che ci hanno successivamente contattati, partecipando attivamente con donazioni che abbiamo già provveduto ad inviare a Kabul.
Attualmente, stiamo continuando nella ricerca di fondi da destinare all’emergenza freddo e cibo. L’Afghanistan sta sprofondando nella più grave crisi umanitaria degli ultimi tempi. Oltre alla terribile situazione, legata all’invasione dei Talebani, si aggiungono la carenza di cibo e di acqua potabile, dovuta soprattutto agli eventi provocati dai cambiamenti climatici. In questi giorni di novembre purtroppo anche l’emergenza freddo attanaglia il paese.
Quanto è importante parlare dell’attuale situazione delle donne in Afghanistan?
Parlare delle donne afghane è necessario e doveroso perché nel loro paese, anche se nell’ultimo ventennio si era aperto qualche spiraglio di emancipazione, ora la situazione femminile è nel baratro più profondo. Ogni promessa fatta dai talebani risulta ormai svanita, fagocitata dal fanatismo religioso islamico.
Per il nuovo governo, che non prevede alcun nome femminile tra i suoi componenti, la donna deve essere relegata a serva, succube dell’uomo senza possibilità di esercitare alcun diritto. L’istruzione per ora è garantita solo a livello primario, ma per poter accedere ad un livello superiore, nel caso ve ne sia il permesso, è obbligatorio utilizzare luoghi separati lontani dalla vista o dal contatto maschile. Quindi nessuna possibilità di lavoro, mentre il diritto alla salute viene valutato solo se in presenza di personale sanitario donna. Negata anche la possibilità di rivolgersi ad un tribunale, se non attraverso un parente prossimo, maschio, perché la parola di una donna vale meno di niente in un paese dove dettano leggi i talebani.
Se prima le donne potevano avere qualche speranza, in questo periodo vedono naufragare disastrosamente tutti i loro sogni di emancipazione e libertà.
Con coraggio, nei giorni successivi all’invasione del governo islamico, le donne sono scese nelle strade a manifestare, ma la loro voce è stata soffocata anche con violenza dalle milizie talebane. Non più voci, non più vita, non più diritti. Situazione tragica, che alimenta in maniera esponenziale il numero dei matrimoni precoci, perché per una donna, in Afghanistan, il futuro è dettato dall’uomo magari di trent’anni più vecchio dell’innocente e indifesa sposa-bambina, data in moglie, in cambio di una misera dote.
La WFWP punta molto sull’istruzione, abbiamo infatti sostenuto, negli anni, progetti educativi e scuole in Afghanistan. Ora tutto è cambiato, in parte cancellato, ma siamo decise a ricostruire la rete educativa perché certe che, più le ragazze, le donne, potranno accedere all’istruzione, più potranno essere consapevoli dei loro diritti e del loro futuro.
La WFWP Europe ha sottolineato nove punti chiave per affrontare la situazione in Afghanistan e gli ha presentati alle Nazioni Unite affinché si concretizzi la volontà, a livello internazionale, di contrastare la terribile situazione che stanno vivendo le donne nel paese. Il popolo Afghano non può essere dimenticato tra le varie notizie che affollano i reportages giornalistici, non sono uno scoop, sono persone che soffrono, che desiderano, come noi, un futuro migliore, per le loro famiglie, per loro, per le nuove generazioni. Il loro dolore deve essere anche il nostro, dobbiamo saper vivere in maniera empatica, comprendere che non possiamo essere felici se altre persone vivono private di diritti e nell’emergenza. La nostra umanità è a rischio se non dà risposta ad un appello così evidente.
Ci saranno altri eventi su questo tema?
Stiamo pianificando altri eventi di sensibilizzazione e per ora continuiamo la raccolta fondi che ci vedrà, a dicembre nella “Casetta della Solidarietà,” gentilmente offerta dal Comune di Padova, nel periodo dal 12 al 18, con le nostre volontarie che presenteranno il progetto.