In Afghanistan l’avanzata dei Talebani alla riscossa per riconquistare l’egemonia nel Paese corrisponde con il progressivo disimpegno delle forze militari alleate presenti sul territorio ormai da decenni.
Parlare dell’Afghanistan oggi presupponendo che chi ci legge sappia, almeno per sommi capi, cosa è successo in quel Paese è in pratica un’obbligo perché troppo didattico e didascalico sarebbe rifare tutta la cronistoria di questo conflitto che tanti dubbi e tante polemiche ha suscitato negli anni, anzi nei decenni.
Sì perché, per chi non lo avesse ben presente, i fatti in Afghanistan iniziano nel 2001. Venti anni fa, lo stesso anno dell’attacco alle Torri Gemelle e del deflagrare della caccia ad Osama Bin Laden ed al-Qāʿida. Da allora Mazar-i Sharif, Kabul, Konduz, Qala-i Jangi, Qandahar, Tora Bora sono tutti nomi di luoghi ai più completamente sconosciuti ma che essendo diventati teatro di guerra degli Americani – ma non solo – sono entrati a far parte dell’immaginario collettivo diventando spesso sinonimi di eccidi nella contrapposizione con i temuti Talebani.
Afghanistan: l’avanzata dei Talebani, un po’ di storia
Per rimanere nell’excursus storico basti ricordare due punti nodali: il primo è quello del 2 maggio 2011, quando forze statunitensi ad Abbottabad, vicino Islamabad in Pakistan, hanno condotto un’incursione uccidendo il leader di al-Qāʿida, Osama Bin Laden. Il secondo è quello, invece, del 29 febbraio 2020 a Doha, in Qatar, dove viene siglato uno storico accordo tra le due parti in virtù del quale le truppe statunitensi abbandonino il territorio afgano in 14 mesi, in segno di distensione dei rapporti tra i due paesi.
Tutto ciò inizia e vengono liberati anche molti Talebani nel frattempo incarcerati. Il Presidente Joe Biden poco dopo la sua elezione ha voluto dichiarare inequivocabilmente:
«Sono il quarto presidente americano a presiedere una presenza di truppe americane in Afghanistan. Due repubblicani. Due democratici. Non passerò questa responsabilità a un quinto.»
Joe Biden
Resta pacifico che i militari delle forze alleate, non solo americane quindi, avrebbero dovuto in questi anni creare le condizioni perchè il disimpegno militare potesse traghettare il Paese in una situzione di pace e di terreno democratico. Nulla di tutto ciò è mai accaduto ed ora semplicemente gli “invasori” stanno togliendo le tende e i “vecchi” Talebani riconquistano il territorio metro dopo metro e non certo in maniera indolore riaffermando fortemente tutto il loro portato politico, religioso e sociale.
Afghanistan: l’avanzata dei Talebani e le dichiarazioni delle organizzazioni umanitarie
Osservatori neutrali oggi raccontano in breve cosa sta succedendo in Afghanistan, noi abbiamo scelto due testimonianze: quella di Emergency, l’agenzia umanitaria che è presente sul territorio afghano a prestare la propria opera di assistenza agli ammalati ed ai feriti e quella più istituzionale dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani.
Emergency
Poco fa, un razzo è atterrato nel giardino del nostro ospedale di Lashkar-gah, in Afghanistan: dopo aver toccato terra, è scoppiato e alcune schegge hanno raggiunto il muro dell’edificio della manutenzione. Fortunatamente nessuno è rimasto ferito
Ieri notte schegge e proiettili hanno colpito il nostro Posto di primo soccorso a Maydanshar, nell’area di Kabul.
Nessun membro dello staff è rimasto ferito perché – poco prima dell’accaduto – eravamo stati costretti a chiudere temporaneamente la struttura per tutelare la sicurezza del personale. Il Posto di primo soccorso è in una zona di forti combattimenti e già lo scorso venerdì la struttura era stata colpita da una raffica di proiettili.
Non è la prima volta che Emergency vede attaccare le proprie basi assistenziali operative nel Paese ma l’orrore di vedere assaltati ospedali e punti di primo soccorso non è mai sufficiente a porre fine a questa pratica disumana.
“Essere costretti a chiudere un Posto di primo soccorso in un momento come questo significa privare la popolazione locale delle cure di primo soccorso in un territorio da sempre sprovvisto di strutture sanitarie,” ha commentato Alberto Zanin, Medical coordinator del nostro Centro chirurgico a Kabul, “ma in questo momento non abbiamo altre possibilità”.
Afghanistan: l’avanzata dei Talebani ma gli ospedali non possono essere un obiettivo!
Non siamo un bersaglio, ma i combattimenti danneggiano sia i civili che chi presta soccorsi. Chiediamo ancora una volta a tutte le parti di RISPETTARE le strutture sanitarie e di garantire che non vengano messe in pericolo. GLI OSPEDALI NON SONO UN OBIETTIVO!
Afghanistan: l’avanzata dei Talebani e la posizione dell’ONU
Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Michelle Bachelet
“Esorto la comunità internazionale, anche attraverso il Consiglio per i diritti umani e il Consiglio di sicurezza, a intraprendere azioni urgenti per prevenire ulteriori atrocità”. “Le parti in conflitto devono cessare di combattere per evitare ulteriori spargimenti di sangue. I talebani devono cessare le loro operazioni militari nelle città. A meno che tutte le parti non tornino al tavolo dei negoziati e raggiungano un accordo pacifico, la situazione già atroce per tanti afghani peggiorerà molto”. “Abbiamo ricevuto segnalazioni secondo cui alle donne e alle ragazze in vari distretti sotto il controllo dei talebani è vietato uscire di casa senza un Mahram, un accompagnatore maschio”, ha detto l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Michelle Bachelet.
Sono queste due testimonianze che ben fotografano un’area del mondo tanto cruciale eppure tanto fuori dalle logiche internazionali che vorrebbero, invece, pace e serenità per tutti i popoli. Cosa sarà dell’Afghanistan dopo venti lunghi anni di guerra? A chi interessa questo stato di cose? Chi ci guadagna politicamente ed economicamente?