Dai bambini che vivono sotto un telone in uno scantinato alle comunità del deserto che scavano pozzi e raccolgono l’acqua piovana. Una serie di fotografie per Save the Children, l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro, del fotografo di fama mondiale Jim Huylebroek evidenzia la tragedia umana che si sta svolgendo in Afghanistan a sei mesi dal drammatico passaggio di potere.
Il fotografo ha viaggiato con Save the Children attraverso il Paese – dalle pianure del nord devastate dalla siccità alle gelide strade di Kabul – catturando le storie di bambini le cui vite sono state devastate dalla crisi umanitaria per la serie intitolata “Children on the edge of life”.
Le immagini raccontano le storie della loro lotta per la sopravvivenza. Famiglie che prendono decisioni impossibili su quale figlio possono permettersi di sfamare e quale soffrirà la fame; bambini che muoiono mentre si stanno recando alle cure mediche; madri che partoriscono da sole su pavimenti sterrati perché non possono permettersi di andare in ospedale; e piccoli costretti a lavorare per strada per mettere il cibo in tavola.
Nel nord dell’Afghanistan, Laalah* 12 anni, vive con sua madre e altri quattro fratelli in una tenda, costruita con teli cerati nel seminterrato di un edificio in costruzione. Suo padre, Maalek*, 40 anni, fatica a trovare lavoro come manovale e a volte non ha altra scelta che mandare i suoi figli a cercare spazzatura da vendere o bruciare per riscaldare la loro casa.
Maalek ha detto: “Ogni volta che i bambini sono liberi dalla scuola, escono e raccolgono i rifiuti. Vanno per le strade, raccolgono e vendono lattine in modo da potersi permettere le spese scolastiche o il cibo. Il mio sogno è trovare un posto per costruire una casa per loro in cui vivere, in modo da non essere più senzatetto”.
Laalah ha detto: “Spero che ci siano scuole in futuro. Voglio andare a scuola. Diventare un’insegnante o un medico. Voglio che la nostra vita sia buona, per mangiare del buon cibo”.
Quasi cinque milioni di bambini sono sull’orlo della fame mentre il Paese affronta la peggiore crisi alimentare di sempre. Il triplo impatto di siccità, conflitti e collasso economico ha spinto molte famiglie in territori pericolosi, costrette a vendere quel poco che hanno per comprare da mangiare, mandando i figli a lavorare o cavandosela solo con il pane.
Il ritiro degli aiuti e il congelamento delle attività finanziarie hanno portato i servizi pubblici dell’Afghanistan sull’orlo del collasso. Gli ospedali in tutto il Paese sono stati costretti a chiudere poiché non ci sono più salari per gli operatori sanitari. I bambini gravemente malati vengono respinti perché semplicemente non ci sono medicine per curarli e, dove sono disponibili, l’aumento dei prezzi fa sì che siano troppo costosi per poterseli permettere.
A Kabul, la dodicenne Arzoo*, la più grande di sette figli, non è andata a lezione per tutto l’inverno perché le scuole sono chiuse. Suo padre non può lavorare da mesi, quasi tutti i giorni mangiano solo pane perché non possono comprare nient’altro. La madre, il padre e il fratello di 18 mesi sono malati, ma la famiglia non può permettersi di andare dal medico. “Ora mio padre non ha più nessun lavoro che gli consenta di portare cibo a casa. Abbiamo da mangiare un giorno sì e uno no”, ha detto Arzoo.
Sua madre, Ferisha*, 36 anni, ha commentato: “Non c’è assolutamente lavoro. Le persone sono alla disperata ricerca di cibo; non c’è niente”. E alla domanda sul futuro dei suoi figli ha detto: “Mi auguro che studino e facciano progressi; si può solo avere questa speranza”.
“Ognuna di queste storie è un potente promemoria della triste realtà che vivono le famiglie in tutto il Paese, della lotta quotidiana per sopravvivere all’inverno e dei milioni di giovani vite che sono a rischio. Il tempo stringe per i bambini afghani, per ottenere il sostegno urgente di cui hanno così disperatamente bisogno. Le famiglie stanno facendo tutto il possibile, prendendo decisioni impossibili su chi mangia e chi no. Gli aiuti umanitari possono aiutare i bambini a superare l’inverno, ma questa crisi non può essere risolta solo con gli aiuti. L’Afghanistan ha un’economia basata sulla circolazione di denaro, quindi senza l’ingresso di soldi nel Paese, non è difficile capire che la gente comune soffrirà. I governi devono trovare un modo per sbloccare i fondi vitali e le risorse finanziarie per prevenire ulteriori perdite di massa di vite umane” ha dichiarato Chris Nyamandi, direttore di Save the Children in Afghanistan.
Save the Children sta distribuendo denaro contante, vestiti invernali e carburante alle famiglie in alcune delle zone più colpite per aiutarle a stare al caldo, a nutrirsi e ad affrontare i rigori della stagione. L’assistenza in denaro aiuta a impedire alle famiglie di ricorrere a misure disperate che incidono negativamente sui bambini come il lavoro minorile, i matrimoni precoci e la riduzione dei pasti.
Nel 2021 le cliniche sanitarie mobili di Save the Children in Afghanistan hanno condotto quasi 375.000 controlli e curato più di 12.000 bambini per malnutrizione. Per far fronte a questa drammatica situazione, Save the Children ha lanciato una petizione per chiedere al Fondo Monetario Internazionale e alla Banca Mondiale di sbloccare i finanziamenti vitali per il Paese. Si può accedere e firmare la petizione per assicurare ai bambini afghani l’aiuto umanitario di cui hanno urgente bisogno alla pagina: www.savethechildren.it/firmaperlafghanistan