Sono numerosissimi gli studi sugli effetti negativi causati dai videogiochi con maggiore attenzione sulla possibilità di dipendenza ed esposizione alla violenza. Alcuni videogiochi, infatti, sono causa di disturbi del sonno, isolamento, aggressività, obesità e ansia.
La connessione fra videogiochi e alcuni disturbi della salute è stata ampiamente dimostrata in campo medico, alcuni giochi da schermo, in effetti, sono causa di stress e fenomeni fisiologici quali variazione dei livelli di noradrenalina e cortisolo (ormone dello stress) alterazioni dei livelli di zucchero, disturbi metabolici (obesità) molto pericolosi per l’organismo. Stando a un’ indagine condotta in Italia dalla Peter Pan Onlus su un campione di ragazzi di età compresa fra gli 11 e i 13 anni di età, un bambino su tre soffre di ansia e sintomi neurologici causati dall’utilizzo di videogiochi. Come questa, ci sono moltissime ricerche che dimostrano la correlazione fra disturbi del sistema nervoso e l’uso di videogiochi specie se violenti. Non ultimo, lo studio condotto nel 2014 dall’Istituto di Ortofonologia di Roma (IdO).
La ricerca è stata effettuata su un campione di studenti di età compresa fra i 10 e i 19 anni; ha dimostrato che il 75% degli adolescenti fa uso di videogiochi in maniera solitaria senza condividere il gioco con nessuno dei coetanei; il 40% dei ragazzi usa imitare gli atteggiamenti tipici dei protagonisti negativi del gioco, un ragazzo su tre non accetta la sconfitta e un buon 85% predilige videogiochi ad alto contenuto violento.
Anche se le raccomandazioni delle organizzazioni scientifiche suggeriscono di limitare al massimo il tempo dedicato a giochi video a un paio di ore al giorno, il tempo speso dai ragazzi in compagnia di social media, tablet , smartphone etc supera di gran lunga le ore raccomandate.Ovviamente l’esempio degli adulti non giova. Ci sono alcuni genitori, in effetti, che sono iperconnessi e, dunque, in primis non in grado di fornire un buon esempio per il giusto utilizzo della tecnologia. Il campanello di allarme deve scattare quando le attività che non implichino l’utilizzo dello schermo non suscitano nel ragazzo alcun appeal o stimolazione. Altro campanello è rappresentato dall’isolamento, il ragazzo tende a ritagliarsi dei tempi solitari da dedicare all’uso dei giochi a video a discapito della compagnia dei coetanei.
Qualsiasi attività virtuale rappresenta del tempo sottratto alle reali esperienze della vita quotidiana, esistono, a tal proposito numerose ricerche americane che hanno dimostrato come gli adolescenti che non hanno avuto modo di sperimentare giochi di gruppo siano più esposti ad ansia e depressione nonché meno autonomi. Come sostiene Peter Gray, psicologo e biologo del Bston College, nel suo saggio “Lasciateli Giocare” (Einaudi), per diventare creativi, i bambini hanno bisogno di stare in compagnia e di sperimentare il gioco libero con i propri coetanei. Secondo lo psicologo, oltre a tastiere e videogiochi, anche la disciplina scolastica, se eccessivamente inquadrata può non giovare al ragazzo. Gray, analizza come i ragazzi americani, sempre connessi, presentino un calo progressivo dell’indice di creatività e, contestualmente, un aumento degli stati depressivi e aggressivi. Analisi, queste, che dovrebbero indurre alla revisione dei modelli di educazione moderni.
E’ importante, secondo l’autore, fornire ai ragazzi esperienze allargate volte all’empatia e non all’apatia come spesso succede nel mondo iperconnesso. Una vera e propria relazione intima sembra essere sempre più lontana dall’immaginario degli adolescenti moderni; relazioni brevi, scambi istantanei sono sempre più diffusi fra i teenager a discapito della profonda conoscenza e dell’impegno reciproco volto alla crescita personale. Sarebbe importante, che i genitori insegnassero a mettere da parte la tecnologia per far si che i propri figli coltivino i rapporti interpersonali reali che aiutano a sviluppare una sana e completa personalità adulta.