Da ieri, 1 luglio, è entrata in vigore la normativa americana FACTA (Foreign Account Tax Compliance Act). Questa importante novità rappresenta la fine del segreto bancario nei confronti degli Stati Uniti. Il segreto bancario è il dovere da parte delle banche, di chi lavora o ha lavorato in un istituto di credito, di mantenere assoluta riservatezza sui dati dei propri clienti, senza fornire informazioni a terzi.
L’intento degli USA è quello di sferrare un duro colpo all’evasione fiscale statunitense, specie nei confronti di coloro che detengono importanti capitali in banche estere. Se la segretezza di queste operazioni era garantita dal segreto bancario, a partire da qualche ora le banche – anche quelle italiane – sono tenute a comunicare periodicamente una serie di rapporti sui propri clienti statunitensi. Di fatto, si tratta di un rovesciamento: prima si puniva chi violava il segreto bancario, ora chi non collabora – almeno nei confronti USA – alla sua eliminazione.
Secondo il fisco americano FACTA recupererà dagli evasori americani cifre pari ad un miliardo di dollari. Le prime rilevazioni sono attese per aprile 2015, e per ora prevedono un limite: sotto la lente di ingrandimento finiranno quei privati che dichiarano importi superiori ai 50.000 dollari. Ma può un cliente di una banca rifiutarsi di fornire i propri dati? In teoria sì. In pratica, però, le banche sono tenute a segnalare una tale mancanza. In quel caso il fisco americano riterrebbe un caso simile un’implicita ammissione di colpa, indagando sul soggetto in questione.
In Europa la novità interessa da vicino quelle realtà, come la Svizzera, che fanno dell’industria finanziaria uno dei pilasti dell’economia nazionale. Lussemburgo, Austria, Principato di Monaco, San Marino, Liechtenstein, Andorra e Gran Bretagna; molti di questi Paesi hanno mostrato notevoli aperture sul segreto bancario, verso una trasparenza senza precedenti. Si è parlato, recentemente, di fine del segreto bancario in Europa. E’ il caso del principato di Andorra, ad esempio, che nel mese di giugno ha aderito alla convenzione dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) sullo scambio automatico di informazioni tra amministrazioni fiscali, cosa che tutti i Paesi OCSE, Svizzera inclusa, avevano già fatto.
E’ davvero la fine del segreto bancario? Sarà interessante vedere quanto ci sarà di sostanziale in questa novità. Fuori dall’Europa esistono realtà ancora molto torbide da un punto di vista finanziario, che potrebbero attirare quegli istituti di credito interessati alla ricerca di nuovi spazi. Panama, ad esempio, è uno di questi. E a Panama, pochi mesi fa, la Banca della Svizzera Italiana ha ottenuto la licenza per operare, in quella che potrebbe essere solo una coincidenza dettata dal caso.