Stranezze metereologiche a parte, l’estate Romana non è ancora finita. Seppure nella difficoltà delle ristrettezze economiche causate da fondi pubblici ridotti destinati alle varie associazioni e fondazioni culturali della capitale, proseguono le iniziative che da Giugno animano la città con eventi, mostre, concerti e cinema.
Il Maxxi, polo principale a Roma per l’arte contemporanea, presenta fino al 21 settembre un evento che si articola in diverse aree di interesse e che fa capo a un programma di promozione della giovane architettura, Play with Yap. Protagonista dello spazio esterno del Maxxi, ogni estate, è un’istallazione progettata da uno studio di Architettura che deve di volta in volta rispondere a criteri di interazione tra pubblico e ambiente. L’istallazione di quest’anno si chiama 8½ : è una parete di legno di otto metri e mezzo, rivestita da un lato da sfere di plastica che di sera diventano lampadine che illuminano un palco al suo interno con sedute e giochi d’acqua. E’ un teatro portatile grazie alla facilità con cui lo si può smontare e fargli assumere forme diverse. All’interno della struttura hanno luogo tutte le iniziative dell’estate: cineforum, concerti e spettacoli teatrali.
A proposito della rassegna teatrale il 12, 19 e 26 settembre sarà la volta di uno spettacolo sperimentale tratto dal romanzo di Gianrico Carofoglio “Ad occhi chiusi” per la regia di Carlo Fineschi. Tra gli interpreti: Adelmo Togliani, Chiara Ricci, Sara Allegrucci, Matteo Bolognese, Edoardo Ciufoletti, Matteo Milani, Camillo Ventola e Alessandra Verdura , Valeria Mafera.
La particolarità dell’opera è la sua dislocazione interna: ovvero il pubblico viene suddiviso in gruppi, ogni gruppo seguirà solo un punto di vista, vale a dire solo la vita di uno dei tre personaggi principali coinvolti nella storia. Verranno messi in scena tutti e tre i punti di vista, starà al pubblico sceglierne uno piuttosto che un altro.
Cinque Colonne ha intervistato una delle protagoniste, Valeria Mafera, con cui ci addentriamo nel dettaglio e nella struttura dello spettacolo.
Valeria, qual è la trama, quale personaggio interpreti?
La trama è semplice e purtroppo attuale: un caso di stalking, una violenza subita da una ragazza qualsiasi , plagiata dal proprio fidanzato, così pare, almeno… Ciò che è interessante è che la stessa storia, nello stesso momento, viene raccontata dal punto di vista: del presunto colpevole (Matteo Bolognese), difeso da un odioso e scaltrissimo avvocato (Camillo Ventola); della presunta vittima (Sara Allegrucci), appoggiata e spalleggiata da una suora laica (Chiara Ricci); e dall’accusa impersonato dall’avvocato (Adelmo Togliani) ed il Pubblico Ministero (Valeria Mafera ) chiamati a esercitare il loro ufficio con la professionalità e anche tutta l’ umanità ed i limiti che essa comporta. Non ci sono eroi, non ci sono cattivi, né vittime che non abbiano permesso che questo ruolo venisse loro affibbiato. Non ci sono etichette da dare alle persone, ma solo tanta normale umanità. Il bello è che i personaggi sono tutti dei perdenti, secondo me, per certi versi. Nessuno ha una forza eroica, tutti sono feriti ed esitanti ma nessuno si arrende. L’eroismo è, forse, in questo. Io sono la PM Alessandra Mantovani. Sarà lei a far capire all’Avvocato Guerrieri quanto di umano ci sia da difendere dietro il caso da affrontare insieme in aula, quanto il caso non sia solo…un caso. E’ una PM forte in aula, agguerrita, senza paure evidenti ne’tentennamenti morali…tanto come è donna fragile, ferita e spaventata. Una donna normale, appunto.
Come si è creata la compagnia?
L’idea è nata da una collaborazione dell’Albatro con Carlo Fineschi, che ha scelto ogni attore cercandone sia a livello recitativo che fisico le affinità col personaggio. Poi l’istinto e la sensibilità durante il provino o i colloqui hanno fatto il resto. siamo un team affiatato e variegato; azzeccato,direi!
E’ la prima volta che in Italia si porta in scena questo tipo di teatro sperimentale in cui si priva lo spettatore della sua complicità extradiegetica? Dove verranno messe in scena le diverse storie?
La modalità itinerante e’proprio una tecnica narrativa di Carlo Fineschi,assieme ad una tipo di recitazione cinematografica (Sperimentata con Garage Olimpo 2001),cui si aggiunge l’introduzione di una macchina guidata dagli stessi attori che continuano a vivere nella storia e ad essere quei personaggi, mentre assieme al pubblico si spostano da un luogo all’altro. Il percorso da questo regista iniziato con “Di che hai paura(2009)”proseguito con “Rolling(2011)” ed arrivato ora fin qui con “Ad occhi chiusi(2014)” Il pubblico “e’dentro”, con noi, è vicinissimo,ed è la prima volta che, in Italia, si fa un simile esperimento! e per l’attore e’davvero una sfida faticosa ,una richiesta di capacità di concentrazione e sangue freddo mentre guidi (hai delle vite umane in macchina con te, è tua responsabilità e ne devi tener conto,mentre rimani il personaggio,col suo filo d pensieri e le sue emozioni: difficilissimo ma bellisimo.
Un esperienza del passato che non dimenticherai mai e un progetto futuro che ti piacerebbe realizzare?
L’esperienza del passato che ricordo con piacere: come danzatrice è “l’isola purpurea”di Bulgakov al festival di Spoleto un’emozione fortissima, un teatro strapieno il piacere di riuscire a far ridere il pubblico solo lavorando con il corpo (ero un cigno del Boscioji che non capendo bene le indicazioni da seguire…..improvvisa in scena iniziando a fare il dromedario anziché il cigno. Effetto esilarante e tenero assieme.
Come attrice, cosi senza rifletterci un piccolissimo ruolo, chiamata al volo dall’aiuto regia di Alessandro Benvenuti,che mi aveva pensata per interpretare una segretaria assurda e buffissima all’interno di una fiction “mogli a pezzi”. Pochissimo tempo per capire cosa fare,e farlo,con naturalezza e divertendosi: bello!
Per il futuro l’obiettivo di qualsiasi attore, che sia un attore davvero, avere una bella storia da raccontare (cosa per cui è fondamentale un bravo sceneggiatore ed una produzione intelligente) che smuova il cervello, le emozioni e magari anche il sorriso. Poi, francamente, essendo adulta e dotata di raziocinio, devo essere sincera e aggiungere che ormai desidero anche “la base”, cioè divenire più riconoscibile. Un ruolo fisso in tv per qualche tempo, per esempio, è tempo di diventare contagiosa!