Acquisizione cittadinanza italiana. Lo Ius soli e lo Ius scholae sono due principi giuridici al centro di un dibattito cruciale in Italia riguardante l’acquisizione della cittadinanza. Entrambi affrontano il tema dell’inclusione delle persone di origine straniera, soprattutto i bambini, ma lo fanno con approcci differenti.
Ius Soli
Il termine Ius soli, che in latino significa “diritto del suolo”, è un principio secondo cui la cittadinanza di una persona è determinata dal luogo di nascita. Nei paesi che applicano pienamente questo principio, come gli Stati Uniti e il Canada, chiunque nasca sul territorio nazionale ottiene automaticamente la cittadinanza, indipendentemente dalla cittadinanza dei genitori. In Italia, però, lo Ius soli non è in vigore se non in forma molto limitata. Secondo la legge italiana, la cittadinanza è principalmente basata sul principio dello Ius sanguinis (“diritto di sangue”), il che significa che un bambino nato in Italia da genitori stranieri non acquisisce automaticamente la cittadinanza italiana. Questo bambino può richiedere la cittadinanza solo al compimento dei 18 anni, a condizione che abbia risieduto legalmente e ininterrottamente in Italia.
Il dibattito sull’introduzione dello Ius soli in Italia è stato controverso. I sostenitori ritengono che concedere la cittadinanza ai bambini nati e cresciuti in Italia, anche se da genitori stranieri, sia un atto di giustizia e inclusione sociale, riconoscendo formalmente la loro appartenenza al paese. D’altra parte, i critici sostengono che una misura del genere potrebbe incentivare flussi migratori incontrollati e modificare l’identità culturale italiana.
Ius Scholae
Lo Ius scholae è un concetto più recente, introdotto come compromesso per risolvere alcune delle controversie legate allo Ius soli. Questo principio prevede che i bambini nati in Italia o arrivati nel paese entro una certa età possano acquisire la cittadinanza italiana dopo aver completato un ciclo scolastico in Italia, solitamente della durata di almeno cinque anni. L’idea alla base dello Ius scholae è che l’integrazione avvenga attraverso il percorso educativo, poiché la scuola rappresenta un elemento cruciale nel processo di socializzazione e nell’acquisizione dei valori e della cultura italiana.
Lo Ius scholae è visto come un modo per riconoscere l’appartenenza alla comunità nazionale di bambini e ragazzi che, sebbene di origine straniera, sono cresciuti e si sono formati in Italia. Tuttavia, anche questo principio ha suscitato dibattiti, con alcuni che lo considerano una forma di Ius soli mascherata e altri che lo vedono come un giusto compromesso per favorire l’integrazione senza incentivare ulteriormente l’immigrazione.
Sia lo Ius soli che lo Ius scholae rappresentano risposte diverse alla stessa domanda: chi dovrebbe essere considerato cittadino italiano? La risposta a questa domanda è fondamentale per definire il futuro della società italiana in un contesto sempre più globalizzato e multiculturale.
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