Le abbiamo viste tutti le immagini della Sea-Watch che ritraggono una motovedetta della Guardia Costiera libica attaccare, nella SaR maltese, un’imbarcazione piena di migranti. Non è stato un bel vedere e meno che mai per l’Italia impegnata in un programma di collaborazione con la Libia proprio sui migranti. Immagini che pesano come un macigno sul rifinanziamento dell’accordo tra l’Italia e la Libia in materia di migranti.
L’accordo Italia Libia sui migranti
Il “Memorandum d’intesa sulla cooperazione nel campo dello sviluppo, del contrasto all’immigrazione illegale, al traffico di esseri umani, al contrabbando e sul rafforzamento della sicurezza delle frontiere tra lo Stato della Libia e la Repubblica Italiana” risale al febbraio 2017. Prevede che il governo italiano dia il suo supporto sia economico che tecnico alla guardia costiera libica, affinché questa si assuma l’onere di impedire ai migranti di raggiungere le coste italiane. L’Italia, dunque, fornisce alla guardia costiera libica le motovedette e il supporto formativo per la creazione di una SaR libica (una sorta di protocollo per il salvataggio e il recupero in mare dei migranti). Il fenomeno delle migrazioni attraverso il Mediterraneo aveva registrato numeri preoccupanti a partire dal 2013 anche a causa della guerra civile in Libia del 2014. Dopo quattro anni, però, l’Italia, nell’intento di contenere il numero degli sbarchi di rifugiati sulle sue coste, rischia di diventare complice di gravi soprusi.
? Ieri #Seabird ha documentato un violento attacco della cosiddetta guardia costiera libica in zona SAR maltese. I video realizzati dal nostro equipaggio mostrano gli spari, le pericolose manovre della motovedetta e il lancio di oggetti contro le persone a bordo. pic.twitter.com/gglN9Gibob
— Sea-Watch Italy (@SeaWatchItaly) July 1, 2021
La denuncia di Amnesty International
In questo tempo, infatti, numerosi osservatori hanno denunciato i comportamenti violenti della guardia costiera libica, spesso collusa con gli scafisti, e le condizioni nelle quali versano i migranti fermati in Libia. Una recente analisi condotta da Amnesty International ha portato alla luce numerosi episodi di arresti arbitrari, torture, rapimenti ai danni dei migranti. Nel 2020, riferisce Amnesty International, 11.265 migranti sono stati recuperati in mare e riportati in Libia. Qui sono stati immediatamente trasferiti nei campi profughi o in luoghi di detenzione dove torture e maltrattamenti sono all’ordine del giorno e dove spesso di tanti si perdono le tracce. I rifugiati che vivono in libertà, invece, restano intrappolati in Libia alla mercé delle milizie armate o di bande criminali che godono della più totale impunità. La diffusione del Covid ha reso la situazione ancora più drammatica. Sempre nel 2020, anno nel quale cadeva la scadenza del Memorandum, l’Italia ha proposto alla Libia delle modifiche all’accordo che miravano a tutelare i diritti umani. Modifiche che non sono state accettate e ciò nonostante il patto è stato rinnovato.
Il rifinanziamento dell’accordo
La scorsa settimana, quando la Camera ha approvato il rifinanziamento della missione, era stata presentata, da alcuni deputati Dem, di Articolo 1 e Leu, la proposta di togliere i finanziamenti ai militari accusati di violenze contro i migranti ma i voti a favore sono arrivati a 40. L’unica modifica approvata dalla Camera riguarda la proposta del segretario del PD Letta sul superamento dell’operazione il prossimo anno per consentire la sua confluenza nella missione europea Irini. In questo modo, l’Italia continuerà solo a formare la guardia costiera mentre i rapporti con la Libia vedrà il pieno coinvolgimento dell’Unione europea.
In copertina foto di Vyacheslav Argenberg