«Era solo una frase pronunciata con il caratteristico intercalare napoletano: suicidati nel senso che hai fallito, che non sei riuscito in qualcosa. Non che ti devi ammazzare davvero. Sono cattolico e praticante, figuriamoci se posso mai davvero istigare una persona a suicidarsi. Volevo dire che non si può descrivere Perugia come la capitale della droga, volevo solo svegliare l’opinione pubblica». Così l’ormai ex Prefetto di Perugia Antonio Reppucci ha giustificato lo scivolone lessicale, in verità culturale, che lo ha condotto dritto dritto alla destituzione dalla carica ad opera del ministro Alfano.
Premesso che l’epiteto, perchè tale è, o lo declini in italiano o in napoletano, e poco cambia se non in sfumature davvero non trascurabili.
L’accezione “accirt” – equivalente del citato incitamento al suicidio – è parte di un lessico napoletano non certo aulico ma nemmeno di quello aduso della classe media e neanche di quello di quella parte di ceto medio-basso che arrabbatta la giornata correndo dietro a mille affanni quotidiani.
E’ propria di quella degenerazione linguistica dello slang giovanile. Linguaggio sguaiato da social si potrebbe dire. Talmente stiracchiato e sguaiato che è difficile trovarne l’utilizzo se non in certi ambienti come dire, borderline, tanto per intendersi.
Di certo non una parlata degna di un Prefetto della Repubblica che, sebbene possa essere un fine conoscitore dello sviluppo del linguaggio nell’era contemporanea, dovrebbe ben guardarsi dall’utilizzarlo, anche se nella versione – secondo lui – più italianizzata e quindi più pulita.
Se poi proprio vogliamo scendere nei particolari, lungi dall’iniziare una lezione di semantica napoletana a buon mercato, e facendo ricorso ai trascorsi da cronista di strada di chi scrive, si può senza dubbio affermare che l’ esortazione “accirt” in napoletano non coincide con un un invito pratico al suicidio dell’interlocutore ma piuttosto con un colorito “Vaffa” sottolineato e rimarcato.
Per rimanere in tema dialetto, dell’area veneta però, potremmo dire al caro Prefetto che per la sua uscita : “L’è peso el tacon del buso” (è peggio la toppa del buco).