Mele, arance, carciofi, cipolle: non stiamo scrivendo la lista della nostra spesa settimanale ma elencando i frutti e gli ortaggi più amati dalla moda ecofriendly. O meglio, più utilizzati. La transizione ecologica della moda passa anche per gli orti e i frutteti i cui residui diventano importanti opportunità per il settore. Quella degli abiti realizzati con tessuti ricavati dagli scarti della frutta è un’idea nata prima della pandemia e ha già conquistato i grandi marchi della moda.
Dalla cucina circolare alla moda sostenibile
Qualche settimana fa abbiamo iniziato un viaggio nel mondo vegetale per scoprire tutti gli usi e i riusi degli scarti di cucina. Abbiamo iniziato suggerendo ricette creative, poi siamo passati a illustrare tutti i vantaggi del compost realizzabile, tra l’altro, anche in casa. Abbiamo raccontato dell’allevamento di lombrichi che genera un concime di altissima qualità. Oggi ci spostiamo in un settore totalmente diverso: la moda. Cosa hanno in comune la frutta e gli ortaggi e la moda? Una fibra chiamata cellulosa.
Abiti fatti con la frutta
La ricerca in campo chimico ha dimostrato che dai sottoprodotti delle arance è possibile ricavare la cellulosa che viene poi trasformata in filato pronto per essere tessuto. La buccia della mela è altrettanto ricca di questo materiale e ottimo punto di partenza per creare non solo tessuti ma anche pellami. Altri tessuti di origine vegetale, ancora, sono ricavati dalle foglie dell’ananas. Il discorso non si chiude qui. Le foglie di carciofo, le bucce delle cipolle, i ricci delle castagne diventano i coloranti naturali dei tessuti. La resa di questi procedimenti è talmente soddisfacente che molti grandi brand della moda vi hanno già attinto: da Trussardi a Hugo Boss, da H&M a Marinella, da Adidas a Stella McCartney.
Una battaglia lunga 25 anni
Le azioni che noi vediamo oggi, per esempio con la frutta, per rendere la moda ecosostenibile sono il frutto di una battaglia iniziata negli anni Novanta. Uno degli scossoni più forti all’industria della moda lo diede Marina Ripa di Meana che posò nuda per sostenere la campagna anti pellicce. Il primo tassello dell’ecosostenibilità di cui parliamo oggi è stata, infatti, la difesa degli animali. Da qui la virata delle case di moda verso ecopelli, e pellicce sintetiche. Oggi la visione ecologica è cambiata ulteriormente, pensiamo alla salute del pianeta in modo più ampio e la moda sta dimostrando capacità di aggiornamento e adattamento per scendere dal podio delle industrie più inquinanti al mondo.
In copertina foto di Hans Braxmeier da Pixabay