Lavoro. Per chi entra da extracomunitario nel paese dei Centri di Identificazione ed Espulsione questo aspetto costituisce la preoccupazione primaria; spesso si tratta di persone già in possesso di un titolo di istruzione e che non di rado conoscono già una seconda lingua oltre a quella d’origine. Eppure, nel paese in cui le politiche dell’istruzione sono avvolte da un silenzio imbarazzante, la legge parla chiaro.Per il rilascio del permesso di soggiorno C.e. per soggiornanti di lungo periodo, lo straniero deve possedere un livello di conoscenza della lingua italiana che consente di comprendere frasi ed espressioni di uso frequente in ambiti correnti, in corrispondenza al livello A2 del Quadro comune di riferimento europeo per la conoscenza delle lingue approvato dal Consiglio d’Europa, dispone l’art. 2 del Decreto interministeriale del 4 giugno 2010 in materia di immigrazione e asilo, inaugurando così una delle prime difficoltà con cui la categoria sociale di straniero è costretta a confrontarsi.
La realtà dei CTP. Nella città di Napoli sono attivi 17 C.T.P. (Centri Territoriali Permanenti, ndr) che organizzano corsi per adulti, spiega alla redazione di Cinquecolonne Luciana Buccione, dirigente del Servizio Diritto all’Istruzione del Comune di Napoli. Il corso di lingua italiana, , rappresenta per i cittadini stranieri la principale risorsa formativa utile per promuoverne l’integrazione sociale e linguistica sul territorio: a coloro che avranno frequentato il corso per almeno 100 ore, viene rilasciato, infatti, un titolo attestante la conoscenza della lingua italiana di livello A2. L’immigrazione in Italia è un qualcosa di abbastanza recente e che prende consistenza a partire dagli anni zero, ma, secondo l’Eurostat, nel 2012 l’Italia è già il terzo Paese europeo per numero assoluto di stranieri residenti: nonostante tutto, la gestione emergenziale resta la forma prediletta di approccio al fenomeno, modalità che non consente una corretta impostazione del discorso riguardante il rapporto tra la cultura d’origine dei cittadini immigrati e quella d’arrivo. E così per la preparazione al test d’italiano necessario per il rilascio del permesso C.E nascono i Ctp.
Non solo grammatica. In troppi CTP è tutto solo grammatica e testi, punto, racconta Yasmine, una delle anime dell’associazione Garibaldi 101 di Napoli che da dodici anni si occupa di corsi di italiano per cittadini immigrati; non ci sono percorsi di conoscenza, non si valorizzano le persone che hai di fronte, non si “scopre” nulla, si ripropone la figura dell’ospite e dell’ospitato, del blocco da superare per forza, altrimenti niente permesso. Mentre sul piano istituzionale si ricerca ancora, e a fatica, un registro per discutere della questione immigrazione che rimane pur sempre un problema da risolvere più che una risorsa -è di due giorni fa la polemica sulle parole della Boldrini in occasione della presentazione del rapporto 2014 di Italdecide-, c’è chi sul piano dell’attivismo si dà da fare. Attraverso la scuola entrammo nell’emergenza Nord Africa, continua Yasmine. I ragazzi cercavano classi d’italiano e le trovarono con noi, in corsi fatti da volontari ed attivisti. Quella strada ci permise di denunciare e condividere l’abominio dell’accoglienza, ma anche di orientare verso qualcosa che fosse altro dal facile reclutamento camorristico. Alternative che tengano conto anche di un percorso non ridotto al semplice apprendimento della lingua restano nella maggior parte dei casi affidate alle tante associazioni volontarie: qui organizzare l’istruzione tenendo viva anche l’identità del cittadino immigrato fa parte del processo di apprendimento di una lingua. Allo stesso modo è auspicabile che la valorizzazione della cultura d’origine sia elemento fondante per la costruzione di politiche multiculturali, non fondate quindi sulla mera integrazione, ma sullo scambio.