“Superando la Pro loco- che posto-, mi viene in mente che anche quello del lavoro è un posto. Non a caso si dice posto di lavoro. “Ho cambiato posto”, “Qui sono a rischio dei posti di lavoro”, “Ho perso il posto”. Avere un posto di lavoro è anche avere un posto nel mondo. Così mi vengo in mente, mentre controllo di avere l’autostrada a sinistra. Io a venticinque anni. Sono su un treno che esce da Milano. Affacciato al finestrino guardo la periferia che scorre fuori, bruttina anche allora, e scambio qualche parola con un signore che va a Salerno, a passare un po’ di tempo con i parenti. E’ in pensione, da poco, e di tempo ne ha. “ Lei invece cosa faceva a Milano? Che lavoro fa?” Io sono pieno di qualcosa di incontenibile perché posso dirgli che ho trovato un lavoro. Ho fatto un colloquio. E’ andato bene, mi hanno preso, è successo qualche ora fa. Parlo di me come di un’altra persona. Poco importa che il posto è pagato una miseria, che sono diciotto ore alla settimana, che non è proprio quello per cui ho studiato e con quello stipendio a Milano-ma anche altrove-non ci si vive mica. Ma a quel signore bassino che va a Salerno posso dire che ho un lavoro, un posto, un’identità.” (Stralcio tratto da “Il tempo senza lavoro” di Massimo Cirri)
Il programma radio, nato da un’idea del conduttore e psicologo Massimo Cirri, racconta con fine ironia i fatti politici, ma anche l’attualità in un’ottica internazionale. Una conduzione intelligente, accattivante, gradevole, armoniosa e molto allegra, quasi un coro polifonico che crea una musicalità nuova, a tratti forse irriverente, ma mai scontata. Una trasmissione che si gusta dall’inizio alla fine come una torta di panna con caffè. Una pillola dolce che comporta alla lunga assuefazione. L’onda anomala, difatti, si abbatte sull’ascoltatore in una frequenza di armoniche che si giocano tutte sul sistema politico. Un modo nuovo, creativo e amicale di presentare con semplice genialità il problema “politica”.
“Cirri, ci serve un bersaniano….” “Zambotti non ce l’ho, adesso andiamo in onda, non ce l’ho il bersaniano” “Ma come non ce l’hai? È fondamentale, ci serve adesso” “Non ce l’ho il bersaniano” “Ma lo cerchi…”(…) “Contento lei Cirri, siamo in onda, sono le 18 e noi non abbiamo ancora un bersaniano” “ So benissimo che siamo in onda, sono 20 anni che siamo in onda, più o meno, oggi dovrebbe essere il compleanno, tra l’altro di Caterpillar, 18 anni fa è partito. Lei vuole rovinare il compleanno…” “Non abbiamo un bersaniano, non mi faccia sentire in colpa, questi sono mezzucci maschili, resta il fatto che noi non abbiamo il bersaniano e allora se ci fosse un bersaniano all’ascolto…” “Spieghi prima di fare la scenata madre, spieghi il motivo” “Cosa è successo? Pochi minuti fa, abbiamo saputo che i bersaniani d’Italia hanno detto-Se domani Renzi fa l’accordo con Berlusconi è crisi di governo-…”
(Breve conversazione tratta dalla puntata del 17 gennaio scorso di Caterpillar)
Da questa idea originale il conduttore e autore Massimo Cirri si è rivolto recentemente anche a temi sociali scottanti, complice il suo ruolo di psicologo per l’Ufficio politiche sociali di Milano, sviluppando un saggio quasi politico che ci introduce direttamente nelle pecche del sistema italiano. Il volume “Il tempo senza lavoro” racconta indirettamente di “menagè” aziendali e direttamente di crisi occupazionale, della perdita del lavoro e delle sue conseguenze che colpiscono, oggi, strenuamente il Paese.
Ma partiamo dal principio, Cirri ci spiega nel saggio un evento storico fallimentare che colpì gli italiani nel 2009: la crisi cronica dell’azienda di telecomunicazioni Eutelia e la conseguente cassa integrazione di centinaia di suoi dipendenti, costretti ad un forte disagio professionale ma anche psicologico.
Da questa grave crisi dovuta alla perdita dell’occupazione, molte lavoratrici ne sono uscite attraverso gruppi di “auto aiuto”, organizzati dalla Camera del lavoro su modello dei gruppi di sostegno alcolisti anonimi. Da questa storia triste, le lavoratrici riabilitate sono riuscite a farne un punto di forza diventando loro stesse “facilitatrici” nelle terapie di gruppo partite per assistere lavoratori senza stipendio di tante altre aziende. La coordinatrice di questo bel progetto costruttivo è un’ex dipendente della sede di Pregnana Milanese dell’Agile- ex Eutelia, Paola Fontana che, ha vissuto nel 2009 in prima persona il dramma della cassa integrazione.
La significativa esperienza di “auto aiuto” coordinata dal sindacalista Corrado Mandreoli e dallo psicologo Massimo Cirri è racchiusa in breve nel brillante saggio di Massimo “Il tempo senza lavoro”. Un processo raccontato in tre step che parte dai luoghi del dopo fino ad arrivare alla ricostruzione di una identità. Dodici lavoratori cassaintegrati che testimoniano in modo diretto la loro esperienza. Un saggio che sottolinea quanto sia possibile uscire fuori dalla crisi, partendo in primo luogo dalla persona e dalle sue potenzialità. Una riflessione a tutto tondo sulla valenza del lavoro, ma anche un viaggio simbolico tra cimeli di guerra sindacale, disagio sociale e cambiamenti percettivi post-perdita lavoro.
Tra l’ altro l’ex cassaintegrata Fontana è stata una testimonial del libro di Massimo Cirri, presentando recentemente il volume in giro per l’Italia. “Il tempo senza lavoro” diventa così un Manifesto quasi politico di un Paese in crisi di identità che sta risorgendo dalle ceneri. Paola Fontana testimonia la sua voglia di cambiamento che le ha permesso di uscire dal precariato “Avevo partecipato a quei gruppi di ‘auto aiuto’, con il coordinamento del sindacalista Corrado Mandreoli e dello psichiatra Massimo Cirri. Visto che funzionava, mi sono appassionata a questa modalità di intervento e ho scritto un progetto per vedere se il modello può essere offerto fra le politiche attive per il lavoro finanziate dalle istituzioni locali. Ho presentato il progetto a vari enti e abbiamo avuto risposte positive dal Comune di Monza, dalla Regione Lombardia, dalla Provincia Monza e Brianza. Ci hanno finanziato per tutto il 2014 e stiamo già lavorando con i dipendenti di varie aziende in crisi”
Il saggio di Massimo Cirri è un esempio concreto della semplice genialità di un conduttore radiofonico che, oltre alla parola, veste i panni fini di “uomo che ascolta”.