Giustizia climatica: l’attuale crisi climatica è una delle maggiori sfide globali del nostro secolo. Ma oltre agli ormai ben visibili impatti ecologici, emerge sempre più una grave componente sociale che spesso coinvolge e colpisce in maniera sproporzionata popolazioni di Paesi solo in minima parte responsabili delle emissioni globali di gas serra.
Giustizia climatica: progetto ACTJUST
Gli urgenti e indispensabili cambiamenti strutturali in settori come la mobilità, la produzione e il consumo, l’agricoltura e l’efficienza energetica chiedono decisioni sagge che aiutino contemporaneamente lo sviluppo economico, attenuino gli impatti dei cambiamenti climatici già in atto e rafforzino una produzione e stili di vita resilienti e sostenibili.
A discuterne Milano, lo scorso weekend, un gruppo di 40 giovani attivisti, leader e professionisti del settore che, riuniti in un hackathon organizzato nell’ambito del progetto ACTJUST, hanno provato a formulare soluzioni politiche innovative a favore della giustizia climatica. I progetti ideati spaziano dalla creazione di app che permettano di sviluppare consapevolezza sui propri consumi alimentari e che chiedano riscontro alle istituzioni su politiche di misurazione dell’impronta ecologica della filiera alimentare a una piattaforma per informare e generare consapevolezza sulla gestione dei rischi causati dal cambiamento climatico; dalla creazione di una metodologia scolastica che renda la scuola un’incubatrice di comunità per mettere in comune le risorse a piattaforme social dove riciclare i materiali di scarto alimentare.
Progetto EvolviON
Vincitore dell’edizione italiana, che volerà a Vienna per l’edizione europea, è il progetto EvolviON – ideato da Amir Speranza, Giulio Boccaccio, Isabella Sofia De Gregorio, Margherita Rigoli, Penelope La Verghetta, Sarayumi Privitera – che, con la campagna ClimART e altre azioni, mira a generare consapevolezza e coinvolgimento nella lotta al cambiamento climatico e alla cura del pianeta attraverso il linguaggio inclusivo ed empatico dell’arte e una strategia di ingaggio del pubblico attraverso la collaborazione con musei del territorio italiano, raggiungendo l’Italia a livello intergenerazionale, e quindi anche chi non si occupava preventivamente di giustizia climatica.
Educare i giovani all’ambiente significa far capire loro le ampie conseguenze sociali della crisi climatica. Infatti, secondo recenti studi solo il 4% degli studenti ritiene di sapere molto sulla crisi climatica mentre il 57% vorrebbe saperne di più sulle soluzioni sostenibili1. In generale tuttavia, come mostra un’indagine condotta in 23 Paesi dell’Unione Europea, l’85% dei giovani è preoccupato per la crisi climatica.