Nel 1816 il Museo fu inaugurato col nome di Real Museo Borbonico. Grazie al progetto della dinastia reale dei Borbone che si proponeva di creare a Napoli un polo per le arti, oggi abbiamo la possibilità di ammirare migliaia di reperti provenienti da diversi siti antichi del Meridione e databili dalla preistoria alla tarda antichità. Nel progetto dei Borboni, il monumentale edificio seicentesco avrebbe dovuto raccogliere tutti i reperti archeologici rinvenuti durante gli scavi nelle città vesuviane dal 1738, la ricchissima raccolta di antichità appartenute ad Elisabetta Farnese, e il fondo librario. Con l’Unità d’Italia, il Museo diventa proprietà dello Stato con il nome di Museo Nazionale e si arricchisce di nuove collezioni tra cui quella pregiatissima di Santangelo.
A metà del novecento, con il trasferimento della Biblioteca nel Palazzo Reale di Napoli e della Pinacoteca nell’attuale Museo di Capodimonte, il Museo si ritrova a custodire prevalentemente le pregiate collezioni dell’antichità, trasformandosi così nell’attuale Museo Archeologico Nazionale.
Poiché il Museo è ricchissimo di opere d’arte che raffigurano il mitico Bacco, il nostro contributo si limiterà a descriverne solo un paio e si concentrerà esclusivamente sulla descrizione del dio. Cominciamo subito con un oggetto curioso, il Puteale con divinità 1. Nell’antichità, il puteale era un parapetto in marmo, di solito riccamente decorato (come quello che andremo ad esaminare) e che fungeva da protezione per la bocca del pozzo.
Relativamente alla decorazione, il puteale in esame, non faceva eccezione. L’opera è databile intorno alla metà I sec. d.C. ed è riccamente decorata sia nella parte superiore sia in quella inferiore. La sezione di nostro interesse è sicuramente quella superiore nella quale si possono notare sette figure in altorilievo. Si tratta della raffigurazioni delle maggiori divinità del pantheon greco degli dei tra cui il nostro caro Dioniso. Le divinità raffigurate sono Zeus, Ares, Apollo, Asclepio ,Dioniso, Eracle ed Hermes. Dalla foto riportata in questo articolo si nota che Dioniso è ritratto nei suoi tipici attributi: è giovane e sbarbato, ha il capo cinto dall’edera e una tunica sulla spalla che lascia scoperto il petto giovane e glabro. Il giovane dio, come nella maggior parte delle raffigurazione, porta nella mano destra un tirso e nella sinistra una coppa di vino, il classico kantharos, associato di solito al vino, ai simposi e quindi a Dioniso.
Un altro reperto curioso è un emblema (Emblema musivo raffigurante Dioniso fanciullo in groppa a una tigre2), un mosaico probabilmente posto in un triclinio e raffigurante Dioniso bambino che cavalca una tigre. A ben vedere, la fiera non è una tigre ma un felino ebbro, con il corpo della tigre e la testa del leone. La scena ha un chiaro carattere dionisiaco individuabile nel piccolo Dioniso che anche in questo mosaico, come nella scultura precedentemente raffigurata, ha la testa cinta da edera e beve allegramente il vino da un grosso kantharos. Non è solo il piccolo Dioniso ad essere allegro, pare che anche il leone goda degli effetti inebrianti del vino. La testa rivolta al dio e la lingua penzoloni sembrano indicarci che anche la temibile fiera ha goduto del “nettare degli dei” e che forse del “temibile” è rimasto ben poco se non un dinoccolato quadrupede che calpesta un tirso, cavalcato da un bimbo che tira le redini e che ha cinto la testa del proprio destriero con una ghirlanda di pampini!
Ironia a parte, il mosaico è di pregiata fattura e probabilmente è databile intorno al IV sec. a.C. il motivo centrale con Dioniso e la fiera, è tra due cornici riccamente decorate dai colori brillanti del rosso e dell’oro. Si ritiene che il soggetto faccia riferimento al trionfo di Dioniso in oriente e che la raffigurazione della fiera, metà leone e metà tigre faccia riferimento alla prima volta in cui ad Atene si vide una tigre, portata in città come bottino di guerra del re Seleuco di Siria reduce da una vittoria in India. Abbandoniamo il Museo Archeologico ma non il vino!
Il nostro viaggio alla riscoperta di Dioniso continua e ci porta a…
[1] Foto tratta dal sito dell’Università degli studi di Napoli “L’Orientale”,
[2] Foto tratta dal sito del Museo Archeologico di Napoli
Fonti: –
http://cir.campania.beniculturali.it/museoarcheologiconazionale