La vita quotidiana di Cinzia Cappelli
“A briglia sciolta” di Cinzia Cappelli è il nuovo libro dell’autrice, che racconta episodi di vita, aneddoti e racconti personali. Cinzia Cappelli è una scrittrice emergente che ha esordito con Ho sbloggato! Pensieri e opinioni di una blogger poco opinionista e molto opinabile”, un libro che ha riscosso un grande favore di pubblico grazie alla sua spontaneità e al successo del suo blog, Sapore di Libri. “A briglia sciolta. Pensieri in libertà, tra il serio e il faceto” nasce nel periodo del lockdown ed è, rispetto al primo, stilisticamente più maturo come ci ha detto la stessa autrice.
Attraverso le storie, i pensieri e i racconti, molti dei quali anche ironici, il lettore non solo trova la lettura divertente, ma anche profonda. Cinzia Cappelli, infatti, per le tematiche trattate, stimola indirettamente alla riflessione, rendendo la lettura anche un momento di dialogo profondo con se stessi
In “A briglia sciolta di Cinzia Cappelli ci troverete diverse storie, tra cui quella di un autostoppista molto determinato, esilaranti aneddoti di vita vissuta, dolci ricordi di amici che non ci sono più, una petulante bambina col nome di un dessert e così via. Insomma, tanti argomenti con cui divertirsi e su cui riflettere.
In questa intervista, l’autrice svela tanto di sé e ci racconta qualcosa in più sul suo libro e sui suoi progetti futuri.
“A briglia sciolta” di Cinzia Cappelli
A briglia sciolta è il suo secondo libro. Quando ha capito che la scrittura era diventata ormai parte integrante della sua vita?
In realtà lo è sempre stata, insieme alla lettura, sin da quando ero piccola. All’epoca mio nonno, colonna portante della mia vita e di cui parlo anche in entrambe le mie opere, mi regalò svariati libriccini e l’abbonamento a delle riviste per bambini: inizialmente li leggevamo insieme poi, una volta iniziate le elementari, cominciai a divorarli da sola. Perché sì, leggo con la stessa ingordigia con cui mi avvento su un pezzo di torta.
Essendo di carattere piuttosto timido e riservato, mi viene più facile esprimere il mio pensiero con la scrittura piuttosto che a voce. Sin da bambina, nel tempo libero, scrivevo racconti e inventavo storie.
Diventare scrittrice è sempre stato il mio sogno nel cassetto, ma era un sogno segreto, di quelli che ci si vergogna anche a pronunciare, tanto lo si ritiene nemmeno improbabile, ma impossibile proprio: nutro un enorme rispetto per la scrittura e non mi ritenevo all’altezza del ruolo.
Quando mi sono iscritta sui social, Facebook prima e Instagram poi, ho iniziato a pubblicare i miei pensieri, le mie riflessioni, a raccontare aneddoti della mia vita, ottenendo un ottimo riscontro: molti dei miei contatti mi hanno incoraggiato a scrivere un libro, reputando i miei post divertenti ed ironici ma profondi al tempo stesso. Io, però, continuavo a non sentirmi in grado di farlo.
Com’è nata A briglia sciolta? Aveva già in mente una raccolta di aneddoti autobiografici oppure è nata per caso?
Diciamo che “A briglia sciolta” è il sequel di “Ho sbloggato!”. Scrivere un romanzo non è cosa facile: la scelta dei personaggi, il luogo, la trama, l’intreccio…non ci si può improvvisare autori di thriller o, che ne so, di romanzi storici…almeno io non me la sentivo, non avrei saputo da che parte rifarmi, lo dico in tutta onestà, non sono molto brava a inventare. Quindi, ho preferito scrivere di me, raccontare aneddoti e ricordi che mi riguardassero in prima persona, o che avessero a che fare con persone vicine alla mia vita, persone per me importanti e di cui mi faceva piacere far conoscere la storia. In tal senso, devo ringraziare il mio “mentore”, il mio autore del cuore, Frank McCourt, a cui ho dedicato “A briglia sciolta”e a cui ho anche dedicato il capitolo conclusivo dell’opera. Egli stesso, nei suoi tre libri, scritti tutti in tarda età, narra la sua vita in modo semplice e diretto. Leggendo le sue opere ho compreso che non è necessario scrivere romanzi complessi e arzigogolati, anche la semplicità della quotidianità di ogni giorno può essere interessante, e può esserlo più dell’ “inventato”, se la si sa raccontare con naturalezza e spontaneità, alternando l’ironia all’introspezione.
Il libro è una raccolta di aneddoti di vita e pensieri personali. Ci sceglie un argomento che ha raccontato e a cui è particolarmente legata, spiegandoci perché?
Senza ombra di dubbio, il fiore all’occhiello di “A briglia sciolta”, il capitolo che più mi ha preso, sia emotivamente che per il tempo impiegato a scriverlo, è “Prataccio (vita di paese)”.
Prataccio è un paesino di poche centinaia di abitanti, situato sull’Appennino pistoiese, a una trentina di km di distanza dall’Abetone. Qui, i miei nonni materni Mario e Donella, avevano una casina e qui, insieme a loro, ho trascorso tutte le mie estati di bambina, da quando avevo pochi mesi, fino ai quindici anni. In questo capitolo ho ripercorso quei bellissimi momenti della mia infanzia, fra i più spensierati della mia vita, facendo contestualmente rivivere tutti i personaggi, le “istituzioni” che hanno reso grande il paese e che, purtroppo, per la stragrande maggioranza, ormai non sono più fra noi. Sono tornata bambina mentre scrivevo, ho pianto e ho riso e spero che le stesse emozioni che ho vissuto io arrivino al lettore e che possa anche lui provarle durante la lettura del brano.
Lei ha scelto di autopubblicarsi. Come mai ha intrapreso questa strada? E qual è secondo lei l’attuale limite delle case editrici?
L’idea dell’autopubblicazione è nata per caso (anche se io, da buddista, so che nella vita niente accade per caso). Quando ho deciso di scrivere il mio primo libro, non mi sono posta il problema di come lo avrei pubblicato: “Intanto lo scrivo”, mi sono detta, “poi, quando è pronto, contatterò gli autori emergenti che ho recensito per il blog e chiederò loro come muovermi”. Per quanto riguarda “A briglia sciolta”, sono stata contattata da un paio di case editrici che mi hanno proposto di pubblicare con loro ma, a conti fatti, ho preferito affidarmi a Youcanprint come avevo fatto per il primo libro. Anche perché, in tempi di Covid, non ci sarebbe stata comunque la possibilità di fare presentazioni al pubblico che, fondamentalmente, è la sostanziale differenza che c’è tra il pubblicare con una casa editrice rispetto al selfpublishing.
Quali sono, a mio avviso, i limiti delle case editrici? Sicuramente i costi troppo elevati, nella maggioranza dei casi. E poi i vincoli che una casa editrice pone allo scrittore, su tutti l’obbligo di pubblicare le successive opere con loro, oppure il dover pubblicare necessariamente un numero di opere entro un determinato lasso di tempo. Inoltre, ma questo non è stato il mio caso perché “mi sono tirata indietro” prima, so che le case editrici talvolta spingono l’autore a scrivere su determinati argomenti che possono attrarre una maggiore fetta di pubblico, oppure vogliono “mettere bocca” sull’operato dell’autore stesso. Perciò, di base, è questo che mi ha spinto a scegliere l’autopubblicazione: il risparmio e la totale libertà di espressione.
Che rapporto ha con i libri? E’ onnivora o legge solo alcuni generi?
Come ho detto prima, i libri fanno da sempre parte della mia vita. Ho cominciato con i fumetti (nutro un amore viscerale per i “Peanuts”, in particolar modo per Charlie Brown,che considero un po’ il mio alter ego cartaceo); poi ho letto tutta la letteratura per l’infanzia, da “Pippi Calzelunghe”, passando per “Pollyanna” e “Piccole donne”. La mia adolescenza è stata segnata dalle opere sull’Olocausto: “Il diario di Anna Frank”, “Se questo è un uomo”, “Tu passerai per il camino”, solo per citarne alcune. Successivamente, c’è stato il momento horror/thriller dove la facevano da padroni Stephen King e Patricia Cornwell, seguito da quello che ho definito il “periodo romantico”, caratterizzato dalle opere di Nicholas Sparks, Guillaume Musso e Danielle Steel. Ad oggi, posso dire che le mie letture spaziano dalla narrativa italiana a quella straniera, dai grandi classici alla narrativa contemporanea. Leggo di tutto un po’. Diciamo che l’unico genere con cui non mi cimento, perché proprio non riesce a coinvolgermi, è il fantasy. Credo di essere una delle poche persone al mondo che non abbia mai letto “Harry Potter”. Chiedo venia agli estimatori del piccolo maghetto!
Lei è una scrittrice emergente, cosa si aspetta dai suoi libri? vorrebbe diventare una scrittrice famosa?
Cosa mi aspetto dai miei libri? Che vengano letti! No, non mi aspetto di diventare una scrittrice famosa. Ovvio, se si sogna, si sogna in grande e allora dico sì, certo che mi piacerebbe! Certo che mi piacerebbe entrare in una libreria e vedere le mie opere esposte in bella vista fra i best seller del momento.
Ma bisogna stare con i piedi per terra e io, col mio piedino di Cenerentola numero 42, so che è arduo diventare famosi in un mondo come quello dell’editoria, soprattutto se si pubblica in selfpublishing e non si ha una casa editrice “forte” alle spalle che ti sostenga e ti sponsorizzi.
A parte gli scherzi, non mi interessano i “grandi numeri”, ovvio che spero che i miei libri vengano letti da più persone possibili però, quello che mi preme veramente, è che essi arrivino al cuore di chi li legge. Raccontando esperienze personali, spero che ci sia nel mio vissuto, nei miei pensieri e nelle mie riflessioni, quel qualcosa che possa essere utile a chi legge. Quel “quid” che arriva al momento giusto e che ti porti a pensare: “Queste sono esattamente le parole che avevo bisogno di sentire in questo momento!”. Insomma, spero, in un certo qual modo, di poter mettere le mie esperienze a disposizione degli altri…la mia sindrome della crocerossina non mi abbandona nemmeno nella scrittura, non c’è niente da fare!
Che progetti ha per il futuro. Pensa prima o poi di pubblicare un romanzo?
Riguardo al futuro, come ho accennato prima…no, non credo che pubblicherò romanzo, anche se mai dire mai, nella vita! Penso, piuttosto, che continuerò sul filone delle vicende di vita vissuta. Ho già delle idee che mi ballano in testa ma, per adesso sono ancora allo stato embrionale, un insieme di appunti scritti alla rinfusa sulle note dello smartphone, che andranno poi messi in ordine e rielaborati.