Alla 35ª edizione del Torino Film Festival, sezione Festa Mobile, il documentario ’78 – Vai piano ma vinci, che porta alla luce e ricostruisce i 76 terribili giorni vissuti da Pier Felice Filippi, 23enne campione di rally figlio di un industriale torinese, che nel 1978 venne rapito per le mani della ‘ndrangheta. La vicenda, che suscitò parecchio clamore in tutta Italia, si risolse con un inaspettato lieto fine e la fuga del giovane dai rapitori. Dopo quasi quarant’anni, a raccontarla dietro la macchina da presa non è uno sguardo qualunque ma quello di chi, se pur non presente all’epoca, ne è stata irrimediabilmente ed emotivamente coinvolta: la figlia Alice Filippi.
Prodotto dalla MOWE di Roberta Trovato, ’78 – Vai piano ma vinci è stato realizzato con il sostegno di Mibact – Direzione Generale per il Cinema e di Film Commission Torino Piemonte – Piemonte Doc Film Fund.
Sinossi
1978. Pier Felice Filippi aveva 23 anni, fu rapito dalla ‘ndrangheta. Dopo 76 giorni di prigionia riuscì a liberarsi, a fuggire, e far arrestare i suoi rapitori. Attraverso il racconto diretto del protagonista, della famiglia e degli investigatori, ricostruiamo la prigionia e la pianificazione della fuga di Pier Felice. In parallelo, grazie alle registrazioni originali delle telefonate coi rapitori, rivivremo la battaglia di un padre nel tentativo di restituire la libertà al figlio, con mezzi leciti e… non solo.
Pier Felice sa che sta per affrontare la sfida più importante della sua vita ma è una gara che dovrà correre andando più piano possibile, mantenendo lucidità e freddezza. “Vai piano ma vinci” ripeteva sempre la madre prima di ogni gara, mai come in quei giorni quella raccomandazione gli diede la forza di non arrendersi. Pier Felice era un pilota automobilistico di rally.
Appena rapito si finge svenuto, viene caricato nel portabagagli e riesce a mettere a fuoco il percorso dell’auto, capisce di essere vicino Savona e appena ne ha la possibilità cerca di comunicarlo alla famiglia. “I am near sv” sono le prime lettere con cui inizia ogni frase scritta nel biglietto che i rapitori lo costringono a scrivere per convincerli a pagare il riscatto, ma il messaggio criptato in verticale non verrà colto né dalla famiglia né dagli investigatori.
Trascorrono i giorni, Pier Felice è guardato a vista, perde la cognizione del tempo e dello spazio ma non la lucidità per incastrare uno ad uno i pezzi del puzzle che lo condurranno verso la libertà. La famiglia Filippi aveva già vissuto il dramma della perdita di un figlio, Giancarlo, fratello maggiore di Pier Felice.
Sono trascorsi 24 mesi. Pier Felice non lo sa, ma il giorno dell’anniversario di quel drammatico incidente è lo stesso in cui riuscirà a mettere fine alla sua prigionia. Questa, è la storia della sua fuga.