Assistito da cineasti e appassionati di cinema, critici e fan tra cui Guillermo del Toro, Bret Easton Ellis, Jamie Lee Curtis, Eli Roth e Peter Bogdanovich – il regista Alexandre O. Philippe esamina le 78 posizioni della macchina da presa e i 52 tagli usati da Hitchcock per la leggendaria scena della doccia di “Psycho”.
Sinossi:
Psyco uscì nei cinema americani, nel 1960, e all’epoca Alfred Hitchcock era un regista ormai già ampiamente affermato, avendo all’attivo capolavori come: Rebecca, la prima moglie, Io ti salverò e Notorious – L’amante perduta. Il film Psyco però è uno dei più noti e sicuramente rivoluzionari che il regista abbia diretto. La protagonista del film, Janet Leigh, muore dopo mezz’ora dall’inizio del film, un vero colpo di scena che indusse il regista a dichiarare che nessuno sarebbe stato ammesso alla proiezione stampa dopo l’inizio della pellicola. Non voleva che qualche ritardatario perdesse Janet Leigh e la scena più importante.
78/52 si riferisce al numero di inquadrature (78) e al numero di tagli (52) della famosa sequenza della doccia, durata ben 3 minuti. Un’intera settimana dedicata solo a quella scena, rispetto alle quattro che ci sono volute per girare tutto il film.
Il regista Alexandre O. Philippe si addentra nel dietro le quinte che sottende alla realizzazione dell’iconica scena, soffermandosi non solo sulle scelte e sulle motivazioni cinematografiche ma anche nell’analisi del contesto sociologico che circonda quei tre intensi minuti di film che hanno contribuito a cambiare la percezione della violenza e dell’orrore al cinema.
La scena della doccia era significativa per Hitchcock, per motivi che risalivano alla seconda guerra mondiale, egli pensava che la Gran Bretagna e gli Stati Uniti fossero impreparati ad affrontare gli orrori e i pericoli della guerra. Sostanzialmente con quella sequenza, voleva comunicare agli americani di essere troppo sprovveduti. Pensavano forse di essere al sicuro nelle loro docce, a casa, con i familiari e vicini? Sbagliavano.
Si poteva guardare la scena anche come l’incarnazione del crescendo delle paure che si insinuavano nelle famiglie americane negli anni ’50, tutte le paure esplodevano e venivano fuori in quel momento specifico.
Altra chicca, esaminata da O. Philippe, è l’analisi del quadro che Norman toglie per poter spiare Marion che fa la doccia. La scena ha un duplice valore. Il quadro è dell’inizio del XVII secolo, s’intitola, “Susanna e i Vecchioni” e tratta una storia di moralità e di adulterio ma anche di voyerismo. Ed è intrigante perché Marion (Janet Leight) che è nella doccia, cerca di lavare se stessa per aver commesso adulterio con un uomo sposato e Norman (Anthony Perkins) che è dall’altra parte della parete, rimuove il quadro voyeristico, per diventare lui stesso voyer, spiando la donna mentre è in bagno.