Un focus sul 5G
5G e Recovery Plan ancora sotto i riflettori, perché sembra che in Italia l’innovazione e la digitalizzazione tardino a spiccare il volo. Se n’è parlato nel corso dell’interessante diretta streaming organizzata qualche giorno fa dal CorCom, la testata giornalistica di riferimento del mondo Telco e Digital.
L’incontro, moderato dal direttore Responsabile di CorCom, Mila Fiordalisi, si è focalizzato su alcuni temi di fondamentale importanza connessi principalmente alle potenzialità del 5G, ai settori trainanti di questa tecnologia e alle fake news sui rischi del 5G per la nostra salute,.
Il piano governativo definitivo sul 5G ancora non è stato inviato all’Europa – ha detto Mila Fiordalisi – tuttavia da alcune dichiarazioni recenti dei ministri Giorgetti e Colao sappiamo che le risorse destinate alla banda ultralarga fissa e mobile sono aumentate rispetto alla bozza del Recovery Plan.
Un’ottima notizia quindi, tuttavia, restano aperti diversi punti cruciali : come usare queste risorse pubbliche? come stimolare gli investimenti privati? a quali soggetti, iniziative e settori si darà la priorità di risorse, e con quali regole? Tutti i Player di mercato hanno annunciato una spinta concreta agli investimenti per accelerare le road map, ma a tutti è evidente, che è necessaria una spinta propulsiva dall’alto. Ed è proprio su questo punto che ci soffermiamo un po’ di più, per capire meglio dove e perché, si rallenta la corsa al 5G.
5G: ritardi e disorganizzazione della Pubblica Amministrazione
I temi affrontati nel corso del dibattito sono stati tanti, ma ciò che ha colpito particolarmente, è stata la percezione di uno sconforto comune legato principalmente all’assenza di organizzazione nella gestione di tematiche legate all’innovazione e al digitale da parte dell’Amministrazione Pubblica a livello centrale. La riflessione più dettagliata sulle cause del rallentamento verso la capillarizzazione del 5G è arrivata da Gianluca Landolina, Managing Director Cellnex, la Tower Company spagnola. Oggi siamo al 10% di copertura nazionale del 5G, ma un ostacolo alla copertura più capillare del Paese è dato ancora la Pubblica Amministrazione, afferma Landolina.
Un grande passo avanti è stato fatto sicuramente dal decreto Semplificazioni e simili, ma non è sufficiente. Oggi, infatti, sostiene Landolina, per qualsiasi tipo di intervento, per ogni torre, c’è bisogno di un minimo di 4 permessi da 4 enti diversi (paesaggistica, comunale, asl e genio civile) e a volte si può arrivare anche a 12 permessi! Il problema più grande, continua Landolina, è che questi Enti non sono assolutamente coordinati tra loro. La pandemia, inoltre, ha aggravato la situazione.
La Pubblica Amministrazione, infatti, non ha strutturato questi uffici per lo smart working, lasciando sprovvisti i dipendenti di sistemi innovativi come cloud e altre risorse aziendali, che consentono la prosecuzione del lavoro abituale anche da casa. Ciò, conclude Landolina, genera non solo frustrazione nei dipendenti, ma anche evidente accumulo di pratiche e lavoro, che evidenzia ancora una volta come nella Pubblica Amministrazione manchi una reale rivoluzione digitale. Niente di nuovo quindi, oggi, a distanza di due anni dall’ultimo Telco per l’Italia che abbiamo seguito, si torna ancora a parlare di burocrazia che ingessa i lavori per il 5G…Sconfortante davvero.
5G: monitoraggi costanti
Combattere le fake news sull’argomento e contribuire alla giusta informazione è un altro dei tanti argomenti affrontati nel corso del dibattito organizzato dal CorCom. E’ fondamentale ricordare che nel nostro Paese esistono controlli periodici effettuati da enti preposti, con l’obiettivo di garantire il rispetto dei limiti delle emissioni elettromagnetiche in base alle indicazioni recepite dalla normativa europea vigente. A tal proposito, Marco Lupo Direttore Arpa Lazio ha specificato che l’ARPA si occupa di fare monitoraggi periodici (anche su segnalazione dei cittadini), misurando il livello del campo elettromagnetico per verificare il rispetto dei limiti.
Oltre a questa attività, ha specificato Marco Lupo, esiste un lavoro puntuale sulla valutazione preventiva dell’impatto elettromagnetico prodotto da nuove installazioni, sottolineando che, solo per la provincia di Roma, l’Arpa ha rilasciato l’anno scorso circa 700 pareri. Infine, ha sottolineato Lupo, l’Arpa si è anche allineata alla nuova tecnologia 5G, operando una revisione dei controlli e degli algoritmi utilizzati per il monitoraggio del flusso e dell’impatto elettromagnetico, mostrando una tempestiva capacità organizzativa. Il 5G, infatti, rispetto al 4G ha differente continuità di emissioni e differente potenza.
Il 5G richiede un numero maggiore di antenne con potenza inferiore, e le emissioni di onde elettromagnetiche ci sono solo quando c’è un utilizzo da parte del cliente, quando cioè si “aggancia” l’utente finale; il 4G invece ha un’emissione costante e diffusa di onde elettromagnetiche. Questa differente tecnologia ha spinto l’Arpa a rivedere i propri modelli di calcolo per consentire un corretto monitoraggio delle emissioni, mostrando tempestività nell’adeguare i propri processi interni ai cambiamenti di un settore in continua evoluzione.
Il 5G fa davvero male come dicono?
A parte il costante e fondamentale monitoraggio, indispensabile per la tutela della salute pubblica, è importante affrontare anche la questione delle fake news, che ultimamente sta creando non pochi danni al settore. Negli ultimi mesi, infatti, sono circolate tantissime fake news che hanno alimentato paure infondate e causato rallentamenti nei lavori per le installazioni delle antenne. Mila Fiordalisi ha ricordato che alcune delle ultime fake news che circolavano, parlavano addirittura di correlazione tra il coronavirus e le antenne 5G, imputando alle antenne 5G il trasporto del virus. Tali ingiustificate asserzioni hanno creato non pochi problemi alle amministrazioni locali, portando alcuni comuni, in via cautelativa, a sospendere momentaneamente l’installazione delle antenne.
Sulla questione del danno per la salute delle onde elettromagnetiche emesse dalle antenne 5G è intervenuto Vincenzo Pascali – Direttore Unità di Medicina Legale, Genetica e Tossicologia Forense Policlinico Gemelli, che si occupa di valutazione di danno alla salute (anche da radiazioni). Il direttore ha specificato che la letteratura che si occupa dell’argomento è abbastanza sparuta, non ci sono moltissimi articoli. Questo perché più è inverosimile il problema, afferma il Direttore, e meno studi ci sono sull’argomento. Ciò, quindi, spiegherebbe il motivo per cui ci si è focalizzati poco su studi strettamente correlati ad eventuali danni all’uomo causati dal 5G, tanto più che anche gli studi dell’OMS e della comunità europea confermano che al momento non si ravvisano danni per l’uomo. Tuttavia, afferma Pascali, il possibile danno alle persone è comunque un tema che va attenzionato.
Insomma, pare che il 5G, che comunque consentirà un grande balzo tecnologico ed economico in avanti per quei Paesi che saranno in grado di sfruttarne la tecnologia, in Italia continui ad essere ancora avvolto da una nuvola grigia, che contribuisce a non fare chiarezza su molti aspetti.
Foto di copertina di mohamed Hassan da Pixabay