In Italia ci sono 4 festività soppresse che però ancora fanno sentire la loro presenza nel mondo del lavoro. Le festività non godute, infatti, hanno un certo peso nel calcolo della retribuzione mensile. Quando poi non si interviene economicamente si può usufruire di alcuni benefit.
Festività soppresse: i 4 giorni dell’anno diventati uguali agli altri
San Giuseppe (19 marzo), Ascensione (40 giorni dopo la Pasqua), Festa dell’Unità nazionale (4 novembre) e Corpus Domini (60 giorni dopo la Pasqua) sono le ricorrenze che fino al 1977 erano considerate giorni di festa per i lavoratori. La legge 269/1949, che le aveva istituite, aveva incluso, in realtà, anche il giorno in cui si celebrano i Santi Pietro e Paolo (29 giugno). Quest’ultima ricorrenza è rimasta come festività, cioè come astensione dal lavoro, per i soli cittadini di Roma.
La legge 54/1977, poi, le ha abrogate trasformandole in giorni feriali. Da allora, dunque, in quei giorni il lavoratore non ha più il diritto all’astensione lavorativa. Il legislatore, però, non ha voluto cancellarle completamente e ha previsto un trattamento diverso.
I permessi retribuiti
Il trattamento riservato ai lavoratori in occasione delle ex festività è la possibilità di continuare a usufruirne anche se in modalità diversa. Molti contratti di lavoro prevedono la possibilità di richiedere nei giorni delle ex festività un permesso retribuito. Tale possibilità è data solo nel caso in cui la ex festività cade in un giorno feriale.
Vediamo, allora, per quali ex festività si potrà chiedere un permesso retribuito il prossimo anno. La prima festività soppressa del 2024 sarà la festa del papà, il 19 marzo. Nel 2024 il 19 marzo cadrà di martedì per cui via libera. Lo stesso dicasi per la seconda festività soppressa, quella dell’Ascensione, che nel 2024 cadrà di giovedì 9 maggio. Disco giallo per il 29 giugno che l’anno prossimo cadrà di sabato. Ad eccezione dei romani che usufruiranno della festività patronale, gli altri lavoratori potranno godere di un permesso retribuito solo se lavorano anche di sabato.
Curiosa coincidenza per la terza delle festività soppresse: il Corpus Domini. L’anno prossimo, infatti, questa ricorrenza religiosa cadrà il 2 giugno, in concomitanza con la ricorrenza civile della Festa della Repubblica, festa attualmente in vigore con tanto di astensione dal lavoro. Se il vecchio detto “mal comune, mezzo gaudio” vale anche in questa occasione sappiate che non sarà festa per nessuno: il 2 giugno 2024 sarà domenica. Disco verse, invece, per l’ultima delle 4 festività soppresse: la festa dell’unità nazionale. Il prossimo anno il 4 novembre cadrà di lunedì.
Festività in corso
Vediamo, invece, quali sono le festività in vigore e quanto riusciremo a usufruirne il prossimo anno. Le festività in corso per le quali si ha diritto all’astensione dal lavoro sono: Capodanno (1° gennaio), Epifania (6 gennaio), Pasqua (nel 2024 sarà il 31 marzo), Pasquetta (nel 2024 sarà il 1° aprile), Ferragosto (15 agosto), Ognissanti (1° novembre), Festa dell’Immacolata (8 dicembre), Natale (25 dicembre) e Santo Stefano (26 dicembre). Per sapere quando cadono e se ci sono ponti per il prossimo anno leggete qui.