25 Aprile Festa della Liberazione è una di quelle giornate che dovrebbero essere celebrate da tutti gli italiani. In realtà non è così e lo sappiamo molto bene perché addirittura ancora viene etichettata da qualcuno come giornata e commemorazione divisiva. Come se festeggiare il giorno in cui l’Italia si affrancò dal giogo fascista fosse un disonore. Festeggiare la caduta di quel regime che l’aveva fatta precipitare in quella spirale di morte e distruzione che fu la seconda guerra mondiale visto come se fosse bieco esercizio di partigianeria.
La liberazione dell’Italia e la conseguente festa per il Paese sono state un momento epico nazionale. Un’occasione per coltivare la memoria dell’uscita da decenni di sprofondamento continuo in buco oscuro senza fondo. La vergogna umana delle leggi razziali che equipararono in tutto e per tutto il fascismo ed il nazismo. L’insorgenza della popolazione che si affranca con moto spontaneo decidendo di combattere per la propria libertà e quella dei figli.
25 Aprile Festa della Liberazione: «lapide ad ignominia»
Oggi, noi vogliamo Piero Calamandrei, giurista e padre costituente. Parole dure come pietra, scolpite della pietra e che faremmo bene a non dimenticare per serbare in noi il ricordo dell’orrore nazifascista.
Lo avrai camerata Kesselring il monumento che pretendi da noi italiani ma con che pietra si costruirà a deciderlo tocca a noi.
Non coi sassi affumicati dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio non colla terra dei cimiteri dove i nostri compagni giovinetti riposano in serenità non colla neve inviolata delle montagne che per due inverni ti sfidarono non colla primavera di queste valli che ti videro fuggire.
Ma soltanto col silenzio del torturati
più duro d'ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.
Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
RESISTENZA
Foto di Michele Bitetto su Unsplash
Intervista a cura di Serena Bonvisio