I dati depositati presso il Ministero dell’Economia e Finanze e che pochi hanno il coraggio di denunciare
Un fenomeno di massa che ha fatto nascere associazioni, siti specializzati, blog, e movimenti d’opinione perché ha riguardato e continua a riguardare milioni d’italiani e di cittadini residenti sul territorio nazionale. Parliamo degli errori giudiziari che nel corso degli anni hanno comportato esborsi milionari da parte dello Stato per gli indennizzi aventi valore riparatorio che sono stati concretamente versati. Anche se migliaia di vittime della malagiustizia non sono mai state risarcite perché o non hanno fatto apposita richiesta forse perché quasi mai l’indennizzo versato dallo Stato può riparare i danni che un errore può portare ad una vita e a quella dei propri cari o perché le proprie istanze indennitarie sono state rigettate. E così sono passati oltre 24 anni dall’introduzione dell’istituto della riparazione per ingiusta detenzione, ed oggi ciò che colpisce profondamente è il dato relativo al numero di persone rimasti vittime della giustizia dal Dopoguerra: oltre 4 milioni. Non si tratta solo di errori giudiziari o ingiuste detenzioni in senso stretto, quanto di uomini e donne finiti nelle maglie della giustizia e poi usciti assolti o prosciolti completamente. I dati precisi relativi agli individui per i quali è stato accertato che sono finiti ingiustamente in carcere o hanno subito incolpevolmente una misura restrittiva ed ai quali è stato “concesso” l’indennizzo previsto dallo Stato sono depositati presso l’Ufficio IX del Ministero dell’Economia e delle Finanze e fino ad oggi pochi sono andati a spulciarli e altrettanto pochi ne hanno denunciato le dimensioni. Sono circa 50 mila, infatti, i cittadini che hanno ricevuto il relativo indennizzo per una spesa complessiva che tocca quasi i 600
milioni di euro. Correva l’anno 1988 quando, finalmente, lo Stato si decise ad introdurre una misura che potesse almeno lenire le conseguenze di palesi ingiustizie: fu così creato l’istituto della riparazione per ingiusta detenzione introducendo due specifici articoli il 314 ed il 315 nel codice di procedura penale. Le prime liquidazioni, però sono arrivate solo tre anni più tardi, ossia nel 1991 e contabilizzati nel 1992: nel periodo compreso tra il 91 ed oggi, a distanza di 22 anni, dunque, sono oltre 22 mila e 300, per la precisione 22.323, le persone per le quali è stata accertata l’ingiusta detenzione o un errore giudiziario per il quale è stato riconosciuto il relativo indennizzo. Secondo alcuni analisti, però le cifre sarebbero destinate più che a raddoppiare se si contano anche coloro che fanno richiesta del risarcimento che viene rigettata. Corrisponderebbero solo ad un terzo, al massimo due terzi, le domande che hanno un esito positivo. Anche il dato complessivo degli esborsi è esorbitante: oltre mezzo miliardo di euro. Tra riparazioni per ingiusta detenzione e indennizzi per gli errori giudiziari veri e propri (quelli cioè sanciti dopo un processo di revisione nei confronti di un condannato con sentenza definitiva, da cui quest’ultimo è stato dichiarato innocente), lo Stato ha sborsato dal 1991 (anno dei primi 5 casi di risarcimento contabilizzati) a oggi ben 575.698.145 euro. Quasi tutto (545.460.908) per risarcire le decine di migliaia di ingiuste detenzioni scontate da innocenti in carcere o agli arresti domiciliari. Basta scorrere gli anni gli nella tabella del ministero dell’Economia e delle Finanze per verificare che sono stati spesi oltre 56 milioni del 2004, 49 milioni e passa nel 2002, più di 47 milioni nel 2011. Il dato più basso riguarda il 1997 con un milione e mezzo di euro complessivamente registrati. Si tratta in media di circa 30 milioni di euro all’anno che sono stati prelevati dalle casse dello Stato per indennizzare le vittime d’ingiuste detenzioni e di errori giudiziari. Nella colonna degli importi pagati per errore giudiziario, per esempio, balza agli occhi come il 2012 sia stato l’anno in cui più si è speso per i soli errori (poco meno di 7 milioni di euro). Ciò che colpisce ulteriormente è però ciò che sta accadendo negli ultimi anni nei quali la famigerata spending review sta colpendo anche questo settore nel quale lo Stato dovrebbe farsi garante degli errori commessi a danno dei cittadini senza consentirsi alcun risparmio sulla pelle di chi ha sofferto e soffre. Fonti del Ministero dell’Economia e delle Finanze riferiscono che negli ultimi due anni, gli importi liquidati e le domande di risarcimento sono nettamente diminuiti quali conseguenza diretta della ridotta disponibilità finanziaria sui capitoli di bilancio, con ulteriore probabile effetto di una stretta nella valutazione delle istanze di risarcimento. Una politica, quella tenuta in questo settore in questi ultimi anni da parte dei governi succedutisi che non è tollerabile per le ragioni poc’anzi individuate, spiega Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, associazione da anni impegnata in maniera attiva anche nella tutela delle vittime della Malagiustizia. Ecco perché nei casi che verranno affrontati non lesineremo la possibilità di rivolgerci sino alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ed alla Corte di Giustizia Europea affinché ogni cittadino che abbia subìto queste gravissime forme d’ingiustizia da parte della stessa Giustizia, sia assicurato adeguato ristoro a carico dello Stato che serva almeno a lenire le sofferenze patite.