Mai come ora, dunque, c’è bisogno di un’azione urgente sul cambiamento climatico, messaggio peraltro già raccolto nel 2015 dall’Accordo di Parigi scaturito nell’ambito della Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici, accordo già entrato in funzione un anno dopo, nel dicembre 2016. Ma nonostante lo slancio globale per affrontare questa crisi sia crescente i dati ci dicono che ormai abbiamo raggiunto già un grado in più di temperatura della superficie terrestre rispetto all’epoca preindustriale, quando lo stesso Accordo di Parigi impegna tutti gli stati a fare il possibile per mantenere la temperatura sotto 1.5°C in più. “La natura quindi ci ricorda con insistenza che dobbiamo accelerare il passo” commenta il WWF.
In tutto il mondo, il cambiamento climatico provocato dall’azione umana, in particolare bruciando i combustibili fossili per energia e trasporti, cementificando o sovra-sfruttando il suolo e con la deforestazione selvaggia, ha già destabilizzando la produzione di cibo, ha reso più scarse le risorse idriche e ha accelerato l’instabilità e i conflitti tra le comunità più vulnerabili. Dal ritmo accelerato della fusione dei ghiacciai sia in Artico che in Antartico all’incremento dei cicloni devastanti, dalla siccità e dagli incendi alle alluvioni, la natura sta ovunque dando l’allarme. Nel 2016 la temperatura globale è risultata di 1,1°C superiore a quella dell’era preindustriale, facendo un balzo in avanti davvero preoccupante. Non ci sono segnali per sperare che tale tendenza non venga confermata anche nel 2017, anche perché la concentrazione di CO2 in atmosfera continua ad aumentare ed è già giunto a oltre le 400 parti per milione, un livello che non si raggiungeva da milioni di anni. D’altro canto, negli ultimi due anni ci sono stati segnali concreti di una intensificazione degli sforzi, e il WWF si augura che questi segnali si trasformino presto in un’ accelerazione della transizione.
Per il WWF, occorre applicare rapidamente e in modo incisivo l’Accordo di Parigi e puntare sempre di più sull’ energia pulita nei prossimi anni. Il settore privato, la società civile e i governi nazionali e locali devono rendere la risposta collettiva più forte e più ambiziosa, facendo in modo di gestire e minimizzare gli impatti sociali con un piano di giusta transizione. Occorre avere reali capacità di visione e un approccio strategico che non rinvii continuamente le decisioni concrete, ma anzi induca tutti all’azione immediata e alla coerenza per la transizione all’economia del futuro , basata sulle fonti pulite e rinnovabili
Italia: scenari preoccupanti
Gli scenari per i cambiamenti climatici in Italia sono realmente preoccupanti. Le migliori e più avanzate elaborazioni dell’autorevole Centro Euromediteraneo per i Cambiamenti Climatici (CMCC) sono giunte con il suo modello COSMO-CLM ad elaborare scenari con pixel di 8 Kmq, una risoluzione veramente alta per gli studi relativi agli scenari climatici, la più alta di quella impiegata in Europa. Nel caso dello scenario di mitigazione ritenuto ormai altamente probabile tra quelli presentati dall’ultimo rapporto dell’IPCC (Intergovernamental Panel on Climate Change, si parla dello scenario RCP 4.5) si indica un incremento della temperatura media in Italia pari a circa 3°C per la fine del secolo per l’intero territorio nazionale.
In particolare se si considera l’ultimo trentennio del XXI secolo (2071-2100) l’aumento di temperatura giunge anche a circa 4°C nel nord-ovest della penisola italiana nel periodo estivo. Con uno scenario cosiddetto BAU (business as usual, nel quale cioè le cose non cambiano e le emissioni in atmosfera restano costanti), l’aumento della temperatura media in Italia potrà raggiungere i circa 6°C entro la fine del secolo. In particolare, nell’ultimo trentennio del XXI secolo (2071-2100), nei mesi estivi le regioni settentrionali della nostra penisola potrebbero mediamente registrare incrementi addirittura maggiori di 6°C. L’urgenza dell’azione anche nel nostro paese è ormai è un obbligo civile e morale.