Il 5 maggio 1998, una vasta colata di fango e detriti, causata dalle violente precipitazioni che in quei giorni interessavano l’Appenino Campano, sommergeva i paesi di Sarno, Siano, Bracigliano (in provincia di Salerno) e Quindici (Avellino) provocando la morte di 160 persone. E ancora oggi, in Italia, si continua a morire a causa del dissesto idrogeologico: dal 2000 al 2017 le vittime per alluvioni o esondazioni sono state 189. Nel giorno del 20° anniversario dall’alluvione in Campania, per fare il punto su cosa è stato fatto due decenni dopo, il Consiglio Nazionale dei Geologi, l’Ordine dei Geologi della Regione Campania e l’Associazione Italiana di Geologia Applicata organizzano il convegno “20 anni dopo Sarno: cosa è cambiato” che avrà luogo sabato 5 maggio al Grand Hotel di Salerno (Lungomare Clemente Tafuri, 1).
Sarà un’occasione per fare il punto sul rischio alluvioni e frane nel nostro Paese, per parlare della politica di gestione e mitigazione del rischio idrogeologico e dell’evoluzione normativa dopo Sarno che ha portato al cosiddetto “decreto Sarno”, poi convertito nella legge n. 267 del 1998 insieme ad altre normative di settore che, tra l’altro, hanno favorito ed accelerato la realizzazione dei PAI (Piani di Assetto Idrogeologico) delle ex Autorità di Bacino.
Al convegno “20 anni dopo Sarno: cosa è cambiato” parteciperanno: Francesco Peduto, Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi, Francesco Maria Guadagno, Presidente dell’Associazione Italiana di Geologia Applicata e Ambientale ed Egidio Grasso, Presidente dell’Ordine dei Geologi della Regione Campania. Sono stati invitati: il sindaco di Salerno, Vincenzo Napoli, il sindaco di Sarno e Presidente della Provincia di Salerno, Giuseppe Canfora e il Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca. Parteciperanno inoltre: Angelo Borrelli, Capo Dipartimento della Protezione Civile Nazionale, Gabriele Scarascia Mugnozza, Presidente della Commissione Grandi Rischi, Fausto Guzzetti, Direttore Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica (IRPI) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) insieme ad altri scienziati ed esperti del settore.