2 agosto 1980 ore 10.25 alla stazione di Bologna scoppiava l’inferno, era il primo sabato del mese e circa seicento chilometri più a sud un ragazzino di 1quindici anni e suo fratello un po’ più grande cincischiavano in casa preparando le cose per partire per le tanto desiderate vacanze.
La radiolina accesa in attesa di ascoltare la hit parade della settimana, si allora era uso fare questa cosa il sabato e la radio scandiva le giornate molto più che la televisione che da lì a qualche anno avrebbe preso il sopravvento in maniera letale.
All’improvviso tutto cambia e il tempo lento del sottofondo musicale viene squarciato dalle edizioni straordinarie dei radiogiornali con voci che raccontano di quanto appena avvenuto alla stazione di Bologna e la mente ancora acerba del ragazzino va inevitabilmente ad una canzone sentita per la prima volta qualche giorno prima da una musicassetta rubacchiata al fratello.
La Locomotiva – Francesco Guccini – 1972
…Ma alla stazione di Bologna arrivò la notizia in un baleno:
“Notizia di emergenza, agite con urgenza …
L’assonanza fra quanto in maniera stordente sentiva arrivare dalle voci concitate e il motivo di quella canzone fu all’inizio davvero sconvolgente, fantasia e realtà si mischiavano in un tutt’uno indecifrabile che gli procurava un ansia tanto ingiustificata quanto totalizzante e solo anni dopo si rese conto che l’unica cosa che accomunava le due cose era la stazione di Bologna.
Da quel momento all’accensione istintiva della televisione, ai reportage ed alle immagini dei locali crollati dei binari devastati e delle persone urlanti e piangenti con quei volti attoniti e sgomenti furono una serie d’istantanee che rimasero impresse a fuoco nella memoria.
2 Agosto 1980 una strage lontana eppure vicina
Una tragedia di cui non sapeva nulla, capitata a gente assolutamente sconosciuta e con implicazioni che nemmeno lontanamente avrebbe mai potuto immaginare potesse nemmeno esistere. Certo si veniva dagli anni di ’70 appena finiti con il loro plumbeo portato, ma un ragazzino di soli quindici anni che ne poteva sapere d come andava il mondo.
Di li a soli tre mesi non sapeva nemmeno che avrebbe vissuto un’altra apoteosi, stavolta naturale, devastante: il sisma del novembre che colpì l’Irpinia e la Basilicata quando il cuore era ancora gonfio del dolore ignaro vissuto quel sabato a cui si sarebbe aggiunto un bel po’ di terrore mentre scappava per le scale del palazzo dove abitava.
Un’anno da dimenticare dirà qualcuno. No un anno da ricordare, un anno impossibile da scordare, uno di quegli anni che vale dieci e forse anche cento di esperienza di vita.
Il trascorrere degli anni senza che si riuscisse a dare un volto e una firma a quel disegno eversivo e criminoso che spezzò ottantacinque vite a Bologna e cambiò il corso delle vite di altrettante famiglie con la ricaduta a cascata su centinaia e centinaia di altre persone ferite e soccorritori traumatizzati dalle scene costrette a vivere cercando di salvare qualcuno è stato un tutt’uno con la voglia crescente ed il bisogno di approfondirle e raccontarle vicende come quelle della Strage della Stazione di Bologna, ma non solo.
2 Agosto 1980 : raccontare per non dimenticare
Il bisogno di raccontare i fatti e farli conoscere a quanti più possibile diventato il sogno di una vita e la necessità di quella vita stessa realizzato facendo il mestiere più bello e controverso del mondo: il cronista.
Quel sabato un cronista è nato ma quella Strage senza colpevoli e mandanti ancora oggi, sottoposta a mille manipolazioni di parti deviate dello Stato stesso non può essere solo commemorata in maniera spuria.
Abbiamo scelto di raccontare come si possano intrecciare storia anche a settecento chilometri e quarantuno anni di distanza, non per presunzione o benaltrismo ma per cercare di trasmettere quanto queste storia abbiano impastato le vite di tutti noi italiani che non abbiamo mai voluto accettare di girarci con la testa dall’altra parte.
Ricordiamo con forza questa giornata e non smettiamo mai di raccontarla anche per il futuro per la conoscenza e per la sua trasmissione alle generazioni future perché quel ragazzino del 1980 così ha fatto e così continuerà a fare fino a che ne avrà forza perché non si dimentichi mai.